Descrizione
Domenico Rosa
Da questo conciso e ricco studio emerge con chiarezza come l’esperienza fiumana abbia rappresentato per moltissimi uomini d’azione e/o di lettere un momento unico e irripetibile, un coagulo di energie eterogenee destinate a disperdersi nelle più diverse direzioni dopo il Natale di sangue. Il fiumanesimo fu, tra l’altro, la fucina di riti e miti del futuro fascismo, dallo sprezzante “me ne frego” alla pratica del dialogo diretto con la folla inframmezzato da interrogazioni retoriche, dal culto della giovinezza a quella che sarebbe stata chiamata “L’estetica della politica”. Porto franco per patrioti e poeti, ma anche per disertori, sniffatori di cocaina, nudisti, dadaisti e contrabbandieri, Fiume fu per alcuni mesi la città del libero amore, la città della “festa”, resa possibile da un’economia pirata e dalle sovvenzioni di grandi gruppi finanziari, una città in bilico fra il nazionalismo irredentista e le istanze sociali della Carta del Carnaro.
Brossura, 14,5 x 21 cm. pag. 148
Stampato nel 2009 da Eclettica
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