Cittadini e guerrieri negli stati dell’antichità

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Le antiche città-Stato si caratterizzano come comunità di cittadini-guerrieri in cui chi combatte decide. “Popolo in armi” è infatti il significato del termine latino populus. Per questo, negli Stati antichi, la cittadinanza è un bene prezioso. Da queste considerazioni e dallo studio degli ordinamenti militari greci e romani prende avvio, sotto l’urgenza del primo conflitto mondiale, la riflessione del filologo tedesco Ulrich von Wilamowitz-Moellendorff sulla relazione tra Stato e guerra: in un momento storico che lo colloca davanti “alla sensazione che tutti i fondamenti del vivere civile stiano vacillando, alla sensazione di incertezza con cui guardiamo all’immediato e, ancor più, al lontano futuro”, lo sguardo del filologo “si spinge anche a cercare di vedere se, sia dai fatti della storia, sia dalla concezione generale dei grandi pensatori, non possiamo trarre dei criteri cui orientare le nostre aspettative e dunque anche il nostro agire”. La sua riflessione, che si sofferma anche sulla frattura tra la società civile e l’esercito, approda al vagheggiamento di una società permanentemente militarizzata: “Gli antichi Stati sono, senza eccezione, Stati nazionali, e gli individui non possono pensare se non in un’ottica nazionale, anche se spesso intendono il concetto di nazione in senso molto ristretto. Invece gli Stati moderni, per lo più, sono diventati nazionali solo tardi e in modo violento, e lo sono diventati non senza l’influenza dei modelli antichi”. Dal grande filologo tedesco una riflessione fondamentale sulla relazione tra Stato ed esercito.

Brossura 14 x 21 cm. pag. 108

Stampato nel 2011 da Libreria Editrice Goriziana

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Ulrich von Wilamowitz-Moellendorff

Le antiche città-Stato si caratterizzano come comunità di cittadini-guerrieri in cui chi combatte decide. “Popolo in armi” è infatti il significato del termine latino populus. Per questo, negli Stati antichi, la cittadinanza è un bene prezioso. Da queste considerazioni e dallo studio degli ordinamenti militari greci e romani prende avvio, sotto l’urgenza del primo conflitto mondiale, la riflessione del filologo tedesco Ulrich von Wilamowitz-Moellendorff sulla relazione tra Stato e guerra: in un momento storico che lo colloca davanti “alla sensazione che tutti i fondamenti del vivere civile stiano vacillando, alla sensazione di incertezza con cui guardiamo all’immediato e, ancor più, al lontano futuro”, lo sguardo del filologo “si spinge anche a cercare di vedere se, sia dai fatti della storia, sia dalla concezione generale dei grandi pensatori, non possiamo trarre dei criteri cui orientare le nostre aspettative e dunque anche il nostro agire”. La sua riflessione, che si sofferma anche sulla frattura tra la società civile e l’esercito, approda al vagheggiamento di una società permanentemente militarizzata: “Gli antichi Stati sono, senza eccezione, Stati nazionali, e gli individui non possono pensare se non in un’ottica nazionale, anche se spesso intendono il concetto di nazione in senso molto ristretto. Invece gli Stati moderni, per lo più, sono diventati nazionali solo tardi e in modo violento, e lo sono diventati non senza l’influenza dei modelli antichi”. Dal grande filologo tedesco una riflessione fondamentale sulla relazione tra Stato ed esercito.

Brossura 14 x 21 cm. pag. 108

Stampato nel 2011 da Libreria Editrice Goriziana

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