L’ubbidiente democratico – Come la civiltà occidentale è diventata preda del policamente corretto

Pensiero Politico

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    L’ubbidiente democratico – Come la civiltà occidentale è diventata preda del policamente corretto

    13.00

    L’intento di questo libro è quello di misurare quanto sia marcato nelle singole vite e nei percorsi collettivi il nostro grado di assuefazione al conformismo. Viviamo un mondo in cui siamo allo stesso tempo attori e registi di una enorme sinfonia pervasa dal politicamente corretto tanto che per rintracciarne gli echi non dobbiamo fare molta fatica. Basta soffermarsi sugli accadimenti più banali, sui fatti di cronaca o di costume, sul linguaggio della politica o dei media. È sufficiente indugiare con animo libero su ognuno di essi per rendersi conto quanto sia difficile farne a meno.

    Brossura, 11 x 17,5 cm. pag. 136

    Stampato nel 2016 da Idrovolante Edizioni

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    L’umanesimo nazionale di Carlo Costamagna

    15.00

    In un’epoca in cui lo Stato-Nazione e lo stesso concetto di sovranità sono bersaglio polemico dei fautori della società “liquida”, il pensiero di Carlo Costamagna costituisce un invito a rivalutarne il ruolo in una prospettiva di reintegrazione di comunità autenticamente umane e di superamento dell’economia come destino. La sua copiosa produzione scientifica si inserisce nel dibattito giuridico, politico e filosofico europeo e non in un ruolo marginale. Costamagna affronta la lunga e irreversibile crisi dello Stato liberale e le speranze suscitate dal fascismo, le polemiche sul corporativismo e la socializzazione, la costruzione di un’Europa come federazione di Nazioni in un quadro di giustizia sociale internazionale e il ruolo di un diritto nazionale e storico nel nuovo ordine che il fascismo avrebbe dovuto realizzare. Il libro si sofferma particolarmente sul Costamagna del dopoguerra, fondatore del Msi, e sulle sue battaglie politiche, sempre coerenti e intransigenti, ancora capaci di offrire visioni preveggenti e utili considerazioni sul presente. In particolare, la critica a una Costituzione “impossibile” che nasceva da una lotta fratricida ed era considerata un cavallo di Troia per la conquista partitica dello Stato, la critica al regionalismo come leva con la quale scardinare l’unità della patria e moltiplicare sprechi e corruzione, la battaglia a favore del presidenzialismo e per la restaurazione di un umanesimo nazionale che «ci consente di piantar bene i piedi sulla terra, anche senza perdere di vista il cielo e di affrontare così preparati la lotta della vita».

    Brossura, 15 x 21 cm. pag.144

    Stampato nel 2015 da Settimo Sigillo

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    La battaglia come esperienza interiore

    13.00

    “… Esso (il libro) illustra l’approccio spirituale di una razza umana che subito dopo il superamento di grandi fatiche, s’impegnò a osservare quanto realizzato, per giustificare davanti a sé la durezza delle proprie azioni e indirizzare lo sguardo verso nuovi orizzonti… iI guerriero poi si è spinto oltre: la sua è stata anche un’esperienza interiore”. Dalla prefazione alla seconda edizione, Lipsia, autunno 1925.

    Brossura, 13 x 19 cm. pag. 140

    Stampato nel 2014 da Piano B

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    La Costituzione secondo D’Annunzio

    20.00

    Giuseppe De Vergottini

    A cento anni dalla proclamazione della carta del carnaro, analisi della Costituzione anticipatrice di quelle decisioni costituenti che interverranno soltanto al termine del successivo secondo conflitto e che si ripercuotono tutt’ora nella vita quotidiana.

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    La cultura dei vinti

    25.00

    Una sconfitta in guerra proietta sul dopoguerra del paese vinto un’ombra lunga: lo vediamo ancora oggi in Italia, dove le diatribe sui vincitori e i vinti, sull’8 settembre e il 25 aprile, acquistano sempre nuova lena. Questo libro affronta il problema di come un paese che ha perso una guerra elabori il trauma della sconfitta; e lo fa raccontando e discutendo tre casi concreti: il Sud degli Stati Uniti dopo la guerra di secessione che vide la vittoria del Nord nel 1865; la Francia dopo la guerra franco-prussiana del 1870-71; la Germania dopo la Grande Guerra. Attingendo alla storia politica e culturale, Schivelbusch riesce a tracciare una sorta di itinerario che accomuna i paesi sconfitti: dalla depressione all’euforia (rivoluzionaria), dalla presa di distanza con il passato alla convinzione di essere comunque i vincitori morali, alle velleità di revanche. E un modello che si ripete, e che l’autore nelle pagine conclusive vede all’opera anche nell’ex Unione Sovietica, e negli Stati Uniti dopo l’attacco alle Twin Towers. Il compito di riflettere sul caso italiano è affidato a una partecipata introduzione di Roberto Vivarelli.

    Cartonato con sovracopertina 15,5 x 21,5 cm. pag. 370

    Stampato nel 2006 da Il Mulino

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    La democrazia di Atene – Storia di un mito

    18.00

    Ma io a questo popolo la democrazia la perdono!” Con queste parole, nel V secolo a.C., un anonimo aristocratico sintetizzava la propria visione del regime democratico, sostenuto dal popolo e reso possibile dalle élites. Come è nata la democrazia ateniese? È stata una rivendicazione delle masse o una costruzione elitaria? E quali sono stati i moventi sociali, economici e culturali che hanno dato vita a questa creazione politica del genio ellenico? Ma soprattutto, in che modo le criticità della democrazia ateniese si riverberano sulla instabilità delle democrazie contemporanee? Mentre si susseguono le sfide ai sistemi odierni – meri involucri formali del potere popolare – l’esempio di Atene ci ammonisce sui limiti intrinseci alla struttura democratica. Il presente saggio, che contiene anche una nuova traduzione della Costituzione degli degli Ateniesi dello Pseudo-Senofonte, aggiunge un prezioso contributo al dibattito. Un discorso che giunge a noi con l’emergere, sullo sfondo della dialettica fra imperi e ideologie, del potere sfrenato della tecnica: un nuovo Gran Re contro il quale occorre ergere, come Temistocle a Salamina, il formidabile muro di legno della lotta per la libertà

    Brossura, 15 x 21 cm. pag. 348

    Stampato nel 2020 da Passaggio al Bosco

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    La dittatura

    35.00

    Il termine “dittatura” getta cattiva luce sull’Autore che ha pensato di dedicarvi un libro. Superficiali detrattori ignorano il contenuto storico e tecnico dell’argomento affrontato e si immaginano un libello di propaganda politica, preparatorio di un nazionalsocialismo di cui non vi era traccia al momento in cui il libro veniva scritto e concepito. Questa edizione è condotta sulla quarta edizione tedesca del 1978, completa quindi delle parti omesse nell’edizione Laterza del 1975, e corredata da un ampio indice analitico. L’integrazione più importante è l’appendice sulla dittatura del Presidente del Reich aggiunta da Schmitt alla seconda edizione tedesca. A questa appendice ne è aggiunta un’altra, riguardante una voce di enciclopedia col titolo “Dittatura”, scritta da Schmitt nel 1926 per lo Staatslexikon della Gorres-Gesellschaft.

    Brossura, 15 x 21 cm. pag. 338

    Stampato nel 2006 da Settimo Sigillo

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    La genesi delle nazioni

    18.00

    Antoun Sa’ade (1 marzo 1904 – 8 luglio 1949), fondatore del Partito Nazionalista Sociale Siriano, ne “La Genesi delle Nazioni” definisce, partendo da concetti oggettivi, scientifici, antropologici e sociologici, il significato dell’idea di nazione, partendo dalle più primitive e semplici forme di aggregazione umana, analizzando tutte le fasi evolutive, fino a giungere alle moderne forme di Stato e di nazione. Ne “La Genesi delle Nazioni” possiamo trovare un’analisi dettagliata di come le comunità umane si sono formate ed evolute nel tempo utilizzando come strumenti lo studio dell’ambiente e del territorio in cui un gruppo di persone si trova a dover vivere, delle difficoltà a cui questo gruppo deve far fronte per poter svilupparsi, crescere e migliorare le proprie condizioni di vita, di come questo gruppo sviluppa i propri rapporti sociali ed economici al suo interno e verso i gruppi esterni, di come forma le proprie regole di convivenza ed il proprio ordinamento giuridico. In breve, Sa’ade, in quest’opera è in grado di far comprendere quale sia il percorso che porta l’essere umano alla formazione di una nazione e di cosa ci sia alla base del sentimento nazionale che permea ogni individuo. Saggio introduttivo di Claudio Mutti. Introduzione di Ouday Ramadan.

    Brossura, 14,5 x 21 cm. pag. 189

    Stampato nel 2014 da Anteo

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    La guerra civile ateniese

    19.00

    “In forma strisciante o in forma aperta, per molte generazioni, la guerra civile era, nelle città greche, “lo stato abituale, regolare, normale: si è nati, si vive, si morrà in essa. Non vi è atto, ambizione o pensiero che non si rapporti ad essa”. Riconoscere che un conflitto è stato una guerra civile, cioè una guerra “tra cittadini”, dipende dal vincitore. E il vincitore che concede, o non concede, al vinto tale riconoscimento. Che non significa annullare la distinzione tra torti e ragioni. Gli Ateniesi non compirono mai questo sforzo. Nel loro calendario ufficiale l’anno della guerra civile (404/3) era indicato con una formula quasi surreale: “non governo”. Come se quell’anno non fosse mai esistito.” Ripercorrendo l’opera storiografica di Senofonte, che di quei fatti fu protagonista, Luciano Canfora fa riaffiorare gli snodi drammatici che segnarono il sanguinoso epilogo fratricida della trentennale guerra contro Sparta: dall’elezione dei trenta “tiranni” alla riscossa dei “partigiani democratici” di Trasibulo fino alla violazione del patto di amnistia con l’eccidio di Eleusi. Un “diario” fazioso e apologetico, quello senofonteo, che va dunque raffrontato con le testimonianze di segno opposto, ma non per questo meno prezioso nel restituirci in presa diretta la crisi di un sistema in cui la manipolazione demagogica del consenso e il conflitto tra interessi di ceto, ideali e Realpolitik (temi di sorprendente attualità) aprirono crepe insanabili.

    Rilegato, 14 x 22 cm. pag. 395 con 5 illustrazioni fuori testo

    Stampato nel 2013 da Rizzoli

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    La guerra d’aggressione come crimine internazionale

    16.00

    Nel 1945 nella desolata Berlino postbellica, mentre i giuristi delle Forze alleate discutono sulle norme fondamentali dei processi contro i crimini di guerra, Schmitt redige un lungo parere giuridico sulla punibilità dei responsabili della guerra d’aggressione, affermando che non esistono precedenti per considerarla un crimine. E anche se le guerre di aggressione fossero state trattate come un crimine, gli industriali che avevano contribuito ad armare il Reich non avrebbero potuto essere incriminati, vista l’enorme pressione a cui erano sottoposti nel regime nazista.

    Brossura, 13,5 x 21,5 cm. pag. 142

    Stampato nel 2015 da Il Mulino

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    La lotta delle razze

    28.00

    Ludvig Gumplowicz

    Poco noto al grande pubblico dei lettori italiani Gumplowicz risulta essere ancora oggi centrale per gli studi degli antropologi, sociologi e, appunto etnosociologi perché, come nota Aleksandr Dugin nella sua opera Etnosociologia (AGA Edizioni 2021), non solo Gumplowicz ha il merito di aver introdotto il termine “etnosociologia” nella «prima fase di istituzionalizzazione della scienza sociologica» ma, nel campo dell’etnosociologia, è stato e resta la figura chiave. In questo libro, scrive Gumplowicz, «vedemmo come la lotta razziale per il dominio, attizzata attraverso sentimenti naturali di ostilità per lo straniero, di odio e di ripugnanza, e sempre vivacemente mantenuta, aprì il cammino a ogni sviluppo sociale complessivo, che produsse i fenomeni culturali più grandiosi, nuovamente attraverso le comunità sociali e gli ordinamenti di dominio più variegati, ininterrottamente sui più diversi punti della terra e nelle più diverse epoche storiche».

    Brossura, 15 x 21 cm. pag. 360

    Stampato nel 2021 da AGA

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    La macchina per uccidere. Biografia definitiva di Che Guevara

    20.00

    Nicolas Marquez, lo scrittore argentino che più conosce ed ha studiato la vita e l’opera del Che, con appassionante narrativa e spaventosa documentazione racconta la vera biografia che la dittatura del politicamente corretto cerca di nascondere su Guevara. Qui il lettore non troverà il racconto narrativo dell’idealista “simpatico”, così osannato da magliette, ornamenti e striscioni (fortuna dei souvenir da contestazione, a consumo del buon progressista da manuale), ma il vero Che Guevara in tutta la sua intricata e tenebrosa dimensione. “La macchina per uccidere” costituisce l’opera più fedele e provocatoria mai scritta sul personaggio in questione, che ne fa un testo di lettura imprescindibile ed indispensabile per chiunque voglia sfuggire dalla propaganda dominante.

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    La mobilitazione globale

    18.00

    Secondo Junger “la Mobilitazione totale non è una misura da eseguire, ma qualcosa che si compie da sé, essa è, in guerra come in pace, l’espressione della legge misteriosa e inesorabile a cui ci consegna l’età delle masse e delle macchine. Succede allora che ogni singola vita tende sempre più indiscutibilmente alla condizione del Lavoratore, e che alle guerre dei cavalieri, dei re e dei cittadini succedano le guerre dei lavoratori, guerre della cui struttura razionale e della cui implacabilità il primo grande conflitto del XX secolo ci ha già dato un’idea”. Questa visione del mondo sembra appartenere a un’epoca lontana, eppure la mobilitazione totale – in una sua versione globale – con l’annullamento del confine tra pace e guerra, si impone come una chiave interpretativa sempre più essenziale per comprendere a fondo fenomeni quali l’assenza di senso nel “progresso” tecnico, la normalizzazione del rischio e la crisi della politica. Convinzione degli autori è che tornare alla mobilitazione totale e riuscire a leggere il senso di questa immagine jungeriana incentrata sull’assorbimento del lavoro nella violenza, sia un passo necessario per riuscire a porsi in contatto con la crisi della democrazia e pensare a vie d’uscita possibili.

    Brossura 13,7 x 20,7 pag. 213

    Stampato nel 2012 da Mimesis

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    La nozione di Autorità

    29.00

    «È curioso, ma il problema e la nozione di Autorità sono stati molto poco studiati» afferma Kojève in apertura di questo libro – scritto nel 1942, ma pubblicato postumo soltanto nel 2004 –, e aggiunge: «Ci si è occupati soprattutto delle questioni relative alla trasmissione dell’autorità e alla sua genesi, ma raramente l’essenza di questo fenomeno ha attirato l’attenzione. Eppure, in tutta evidenza, è impossibile trattare del potere politico e della struttura stessa dello Stato senza sapere che cosa è l’Autorità in quanto tale. Uno studio della nozione di Autorità, sebbene provvisorio, è quindi indispensabile, e deve precedere qualsiasi studio del problema dello Stato». In queste pagine, muovendo da un’analisi fenomenologica, Kojève riconosce quattro tipi «semplici, puri o elementari» di Autorità, che si rispecchiano in quattro filosofie: l’autorità del Padre (la scolastica), del Signore (Hegel), del Capo (Aristotele) e del Giudice (Platone). E trasferendo poi l’indagine alla sfera metafisica e ontologica, assegna a ognuno di questi tipi di autorità una connotazione temporale: il Padre si situa nel passato e rappresenta l’autorità della tradizione; il Signore è il presente, l’autorità del vincitore nella lotta contro il nemico; il Capo, capace di prevedere gli eventi a venire e di condurre il popolo, incarna il futuro; il Giudice, equo e giusto in qualsiasi luogo e in qualsiasi tempo, manifesta l’autorità dell’eternità. Non a caso alla genesi di questo modello interpretativo ha fatto da sfondo un’epoca lacerata – la catastrofe della seconda guerra mondiale, il crollo di tutte le autorità tradizionali.

    Rilegato,14,5 x 22,5 cm. pag. 143

    Stampato nel 2011 da Adelphi

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    La politica pura – Il laboratorio di Gianfranco Miglio. Atti del Convegno

    28.00

    Nel corso della sua carriera Gianfranco Miglio (1918-2001) percorse sentieri inesplorati e formulò ipotesi eterodosse, muovendosi progressivamente dallo studio delle origini del diritto internazionale alla storia delle dottrine e delle istituzioni politiche, fino alla Begriffspolitik: una «politologia concettuale» ispirata a grandi maestri come Tönnies, Weber, Mosca, Pareto e Schmitt, oltre che ai classici esponenti della tradizione del realismo politico. La libertà che sperimentò nel suo laboratorio teorico lo fece apparire a lungo come un personaggio scomodo, irritante e solitario. Ma è forse proprio quella libertà a fare oggi di Miglio una sorta di moderno classico. A cento anni dalla nascita, questo volume esplora le molteplici direzioni in cui si mossero le ricerche dello studioso comasco. Le voci di Bassani, Cacciari, Campi, Colombo, Duso, Galli, Leonida Miglio, Ornaghi, Palano, Parsi, Schiera e Tronti tornano così a valorizzarne le intuizioni e l’audacia prospettica, pur senza esitare a segnalarne i nodi problematici e le ambivalenze. Forse proprio l’eterogeneità delle letture dimostra quanto l’eredità di quell’avventura intellettuale si riveli ancora preziosa. E come il laboratorio di Gianfranco Miglio, il nitore delle sue eleganti costruzioni e l’edificio incompiuto della sua «teoria pura» della politica continuino a offrire formidabili sollecitazioni.

    Brossura, 16 x 22 cm. pag. 322

    Stampato nel 2019 da Vita e Pensiero

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    La quarta teoria politica

    28.00

    La Quarta Teoria Politica si può dire costituisca la principale opera teoria del filosofo e saggista Aleksandr Gel’evic Dugin, esponente di spicco del neo-eurasiatismo. Non si presenta tanto come un sistema filosofico o un’ideologia preconfezionata, quanto come un contributo alla critica contemporanea al liberalismo. In questo senso, è già diventato un classico tradotto e diffuso in più lingue. Dugin postula la sua “quarta teoria” distinguendola dalle tre principali ideologie della modernità – il liberalismo, il comunismo e il fascismo – sostenendo la necessità di un loro superamento per opporsi al neo-liberalismo egemone nella postmodernità. Egli invita a riscoprire valori come la giustizia sociale, la comunità di popolo, la libertà della persona nell’ottica di un nuovo progetto culturale. Il filosofo russo propone così la riscoperta di un nuovo soggetto politico, il concetto heideggeriano di Dasein (Esserci). Il risultato è un’opera fondamentale per chi sia interessato a forgiare nuovi strumenti teorici di lotta e resistenza.

    Brossura, 15 x 21 cm. pag. 402

    Stampato nel 2022 da Aspis

     

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    La rigenerazione del Reich

    20.00

    Proscritta a suo tempo come battistrada del fascismo e del nazionalsocialismo, l’opera di Spengler è attualmente oggetto di un interesse nuovo da parte della cultura accademica ufficiale. In questo testo, il “filosofo della crisi” abbandona la diagnosi delle deritmie moderne e si concentra sul modo per restituire il proprio tempo all’ordine e alla rettitudine.

    Brossura 13,5 x 20,5 cm. pag. 198

    Stampato nel 1992 da Edizioni di Ar

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    La rivolta della ragione – Il revisionismo storico strumento di verità

    20.00

    Il 23 luglio 2015 Gianantonio Valli si è tolto la vita, ma il suo spirito arguto, la sua umanità, il suo intelletto, la sua sete di verità, il suo enorme sapere – conquistato in anni di duro studio – e la sua fede politica sono ancora, grazie alle sue opere, fra e con noi; ovvero, con parole che gli erano care: Marschier’n im Geist / In unser’n Reihen mit.

    CD Rom

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    La rivoluzione delle anime

    12.00

    Leon Degrelle

    La rivoluzione delle anime”, scritto da Léon Degrelle nel 1938, non era mai stato tradotto in lingua italiana. Si tratta di un’opera inedita, la cui intensità poetica è pari solo alla statura dell’autore: una testimonianza preziosa, capace di oltrepassare la barriera dello spazio e del tempo, trasmettendo il coraggio e la consapevolezza di una weltanschauung eroica, verticale e solare. Un impareggiabile contributo alla Formazione di quella élite militante e differenziata che ha il compito di custodire e trasmettere – oggi più che mai – la straordinaria eredità della lunga memoria europea.

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    La Rvoluzione

    14.00

    Lo schiavo non smaglia lentamente le catene, ma le spezza. In una società ove la sola fame costringe il maggior numero al lavoro, la libertà non esiste, la virtù è impossibile, il misfatto è inevitabile. Se tu, mortale, distendi la mano e la tua forza di là del confine che ti segnò natura, occupi dei prodotti della terra tanto che ne siano offesi gli altri esseri tuoi simili, e manchi loro la sussistenza, tu proverai il riurto loro; il tuo delitto è l’invasione, il violamento dell’ordine; la tua pena è la tua distruzione.”

    Brossura, 10,5 x 17,5 pag. 182

    Stampato nel 2012 da Ortica Editrice Società Cooperativa

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    Le categorie del politico

    16.50

    Il volume riunisce i saggi più importanti che testimoniano dell’intero sviluppo della produzione politologica di Schmitt, dal 1922 al 1953, e ne offrono la summa. Il volume si apre con una densa premessa all’edizione italiana dell’autore, che cerca di stabilire la collocazione storica e il significato unitario della propria opera. Seguono sei saggi: “Teologia politica” (1922), “Il concetto del ‘politico’” (1932), “Legalità e legittimità” (1932), “I tre tipi di pensiero giuridico” (1934), “Il problema della legalità” (1950) e “Appropriazione/divisione/produzione” (1953). Chiude il volume la bibliografia aggiornata delle opere di Schmitt.

    Brossura pag. 340

    Stampato nel 1998 da Il Mulino

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    Le idee a posto

    14.00

    Sul finire degli anni ’70 il “caso” della Nuova Destra, restia a collocarsi nel quadro tradizionale ed immobile delle categorie usuali ha fatto scendere in campo operatori dell’editoria, del giornalismo, dei media, scandalizzati o, compiaciuti dall'”inatteso”, dal “nuovo”. Nella originaria versione francese, il presente volume uscì all’indomani della campagna di stampa che aveva animato l’estate del 1979, seminando il panico nelle centrali intellettuali di New York e di Mosca, di Londra e di Parigi, di Roma e di Amburgo. Centinaia di articoli e decine di trasmissioni televisive e radiofoniche per cercare di comprendere il senso della “Nuova Destra” che in Francia, attraverso pubblicazioni, convegni, interventi pubblici, scopriva la sua carta da visita. Alain de benoist si avventa contro le muraglie tarlate del conformismo intellettuale e smaschera le alienazioni ideologiche, in una prospettiva personale ma, penetrante. Ne emerge un’idea dell’uomo fondata sul rispetto delle differenze e sul rispetto di se stessi.

    Brossura, 15 x 21,5 cm. pag. 301

    Stampato nel 1983 da Akropolis

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    Le sacre radici del potere

    26.00

    Julius Evola

    A ventitré anni dalla prima edizione, questa raccolta di saggi politici di Julius Evola, scritti tra il 1929 e il 1974, è stata completata con l’aggiunta di alcuni scritti sul tema tratti dalle riviste “La Torre”, “La Nobiltà della Stirpe”, “Rivolta Ideale” e il quotidiano “La Stampa”. Gli argomenti oggetto della presente antologia rappresentano una costante del pensiero evoliano: dal saggio “Sul significato dell’aristocrazia” del febbraio 1929 a quello “Consacrazione dei Re e lo Spirito Santo” del 15 aprile 1930, fino a quello “Significato e funzione della Monarchia, uscito nel 1969, l’accento è sempre posto sul lato trascendente dell’ideale monarchico e aristocratico. Introduzione e appendice di Renato del Ponte.

    Brossura 15 x 21 cm. pag. 288

    Stampato nel 2010 da Arya

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    Legalità e legittimità

    15.00

    Pubblicato nell’estate del 1932, nell’agonia della Repubblica di Weimar, il libro offre sia una rigorosa e originale interpretazione dello Stato moderno, sia una lettura della Costituzione tedesca, che nelle intenzioni del grande giurista avrebbe dovuto salvare la Germania dalla paralisi parlamentare e dall’assalto delle forze estremistiche antisistema. Al di là della contingenza storica in cui fu scritta, e delle soluzioni prospettate da Carl Schmitt, questa drammatica testimonianza intellettuale e politica vale come riflessione classica quanto controversa sulla crisi della democrazia

    Brossura, 13,5 x 21 cm. pag. 234

    Stampato nel 2018 da Il Mulino

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    Lessico del rivoluzionario. Idee fondamentali

    16.00

    Andrea Scarabelli (a cura di)

    Dato alle stampe nel 1985, Petit lexique du partisan européen è forse uno tra i manifesti più potenti di quella Nouvelle Droite che, negli anni Settanta e Ottanta, si assegnò il compito di superare le categorie di destra e sinistra, optando per Nuove Sintesi capaci di leggere la più stretta attualità. Rileggerlo quasi quarant’anni dopo è utilissimo, dal momento che le tesi contenute nelle sue sessanta voci hanno di fatto anticipato tutti i dibattiti che, nel nuovo millennio, polarizzano l’opinione pubblica. Dalla difesa delle civiltà contro un globalismo predatorio ed etnocida alla riscoperta delle radici europee, fino al netto rifiuto di ogni monoteismo e delle teologie politiche, suoi degni epigoni.

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    Lettere ad un amico

    20.00

    “Caro Emilio… ” così cominciano tutte le lettere di questo importante epistolario (si tratta di quarantatré lettere e una cartolina) che Adriano Romualdi (1940 – 1973) indirizzava ad un suo giovane interlocutore di Genova (Emilio Carbone) fra aprile 1967 e settembre 1971, cioè in un periodo storico fra i più interessanti della vita italiana del Novecento, quello che vide la contestazione studentesca e i primi bagliori degli “anni di piombo”: Piazza Fntana, il “golpe Borghese”, la rivolta di Reggio. L’epistolario costituisce una lettura di grande interesse anche per i tanti riferimenti a personaggi più o meno noti dell’epoca.

    Brossura, 14,5 x 21 cm. pag. 176 con circa 40 illustrazioni b/n

    Stampato nel 2013 da Arya

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    Lettere studentesche dal carcere – Vacaresti. 9 ottobre 1923 – 30 marzo 1924

    11.00

    Corneliu Zelea Codreanu

    Buttate giù durante la sua più significativa esperienza di detenzione dopo quella del 1938 che l’avrebbe condotto al martirio, le Lettere Studentesche dal carcere possono considerarsi il primo rudimentale manifesto politico di un giovanissimo Codreanu. La concisa raccolta esprime, insieme al sentimento di malinconia e di dolore per la condizione di prigionieri, un’inesauribile amore per il popolo romeno e di astio per i nemici della Patria. E’ a Vacaresti che Codreanu e i suoi scelgono per la prima volta di affidare le proprie gesta all’Arcangelo Michele, gettando le basi per la fondazione del mito della Legione.

    Brossura, 15 x 21 cm. pag. 78

    Stampato nel 2019 da Libreria Europa

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    Leviatano – Il capolavoro della filosofia politica

    9.90

    Nel Leviatano (figura ripresa dal mostro biblico descritto nel libro di Giobbe) Hobbes espone la propria teoria della natura umana, della società e dello stato. A causa della scarsità dei beni disponibili, gli uomini ingaggiano una guerra di tutti contro tutti e l’uomo è un lupo divoratore per ogni altro uomo. Tuttavia gli uomini hanno un comune interesse ad arrestare la guerra, così formano delle società stipulando un contratto sociale. Il Patto di Società sancisce la nascita della civiltà mentre il Patto di Soggezione stabilisce che ciascun individuo rinunci al proprio diritto originale (su tutto e su tutti) e lo ceda a un terzo (il Sovrano) verso il quale è obbediente.

    Brossura, 14 x 21 cm. pag. 253

    Stampato nel 2012 da Edizioni Associate

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    Lezioni di politica – 2. Scienza della politica

    33.00

    Nel corso del suo lungo magistero all’Università Cattolica di Milano Gianfranco Miglio ha insegnato diverse discipline storiche, giuridiche, politologiche, di cui si serviva per interpretare i fenomeni politici che costituivano il centro dei suoi interessi e del suo lavoro intellettuale. Le “Lezioni di politica” qui presentate comprendono il materiale relativo a due suoi fondamentali insegnamenti in cui si può ben dire che riposa il pensiero di Miglio, votato a un approccio rigorosamente realistico della politica, sfrondata da ogni elemento estraneo alla problematica del potere e della sua realtà effettuale. Miglio ricostruisce il pensiero degli autori usando come criterio di misura la scientificità delle loro asserzioni, cioè la capacità di esprimere le “regolarità” della politica fino a suggerire la possibile esistenza di leggi dell’agire politico umano: la sua “Storia delle dottrine politiche” finisce, infatti, là dove comincia la sua “Scienza della politica”, in cui Miglio riversa le sue originali elaborazioni su metodo, caratteri e grandi questioni aperte della disciplina.

    Brossura 13,5, x 21,5 cm. pag. 512

    Stampato nel 2011 da Il Mulino

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    Lezioni di politica 1. Storia delle dottrine politiche

    27.00

    Nel corso del suo lungo magistero all’Università Cattolica di Milano Gianfranco Miglio ha insegnato diverse discipline storiche, giuridiche, politologiche, di cui si serviva per interpretare i fenomeni politici che costituivano il centro dei suoi interessi e del suo lavoro intellettuale. Le “Lezioni di politica” qui presentate comprendono il materiale relativo a due suoi fondamentali insegnamenti in cui si può ben dire che riposa il pensiero di Miglio, votato a un approccio rigorosamente realistico della politica, sfrondata da ogni elemento estraneo alla problematica del potere e della sua realtà effettuale. Miglio ricostruisce il pensiero degli autori usando come criterio di misura la scientificità delle loro asserzioni, cioè la capacità di esprimere le “regolarità” della politica fino a suggerire la possibile esistenza di leggi dell’agire politico umano: la sua “Storia delle dottrine politiche” finisce, infatti, là dove comincia la sua “Scienza della politica”, in cui Miglio riversa le sue originali elaborazioni su metodo, caratteri e grandi questioni aperte della disciplina.

    Brossura 13,5 x 21 cm. pag. 346

    Stampato nel 2011 da Il Mulino

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    Lo sguardo di Giano – Saggi su Carl Schmitt

    16.50

    Carlo Galli torna ad occuparsi di Schmitt, circoscrivendo l’attenzione ad alcuni aspetti del suo universo intellettuale: le attitudini fondamentali di Schmitt verso lo Stato, la vasta gamma di significati che la nozione di “teologia politica” assume nel lungo svolgersi della sua riflessione, il confronto che lo impegna a più riprese con gli altri pensatori della politica (Machiavelli, Spinoza), la perdurante validità dei paradigmi schmittiani per la comprensione dell’età globale. Una approfondita analisi – quella contenuta in queste pagine – che illumina magistralmente uno dei più discussi protagonisti della cultura filosofica del Novecento, costantemente sospeso fra decostruzione e costruzione, tradizione e spregiudicatezza, prevedibilità e intuizione geniale, ideologia e dottrina, e tuttavia sempre capace di attingere alla struttura profonda della modernità.

    Brossura, 13.5 x 21 cm. pag. 177

    Stampato nel 2008 da Il Mulino

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    Lo Stato assoluto – Origini e sviluppo delle monarchie assolute europee

    25.00

    Perry Anderson in questo classico di storia comparata si concentra sulle origini dello stato moderno, cosi come si definì e prese forma in Europa tra il XV e il XVIII secolo. Il libro è diviso in due parti: la prima indaga le strutture delle monarchie assolute negli stati dell’Europa occidentale dal Rinascimento in avanti e la questione delle relazioni tra la monarchia e la nobiltà. Getta poi lo sguardo alle traiettorie intraprese da Spagna, Francia, Inghilterra e Svezia, ma non dall’Italia, e le ragioni politiche ed economiche di questa diversità. Nella seconda parte lo storico confronta l’Europa orientale con l’Europa occidentale. Passa in rassegna le monarchie di Russia, Prussia, Austria e di altri paesi, come per esempio la Polonia. Infine prende in considerazione la struttura dell’impero Ottomano nei Balcani come metro di misura esterno attraverso cui valutare l’eccezionalità dell’assolutismo europeo, anche in relazione al feudalesimo giapponese, all’impero cinese e in generale al cosiddetto “modo di produzione asiatico”, alla vigilia dell’avvento del capitalismo industriale.

    Brossura, 15,5 x 21 cm. pag. 526

    Stampato nel 2014 da Il saggiatore

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    Lo stato mondiale – Organismo e organizzazione

    9.30

    “Lo stato rappresenta un costo non solo per i singoli, ma anche per i popoli. Vive dei grandi spazi che costituiscono una porzione considerevole della supeficie terrestre, e la cui popolazione si calcola non più nell’ordine dei milioni, ma delle centinaia di milioni. Alla crescita degli spazi dominati dalla pianificazuione e dalla popolazione che li occupa si connette una trasformazione qualitativa. Lo Stato si fa smisurato, presenta un’immagine del tutto nuova e assume caratteristiche che in passato non gli appartenevano”. Nel 1960, in un clima ancora teso di guerra fredda, Ernst Junger, concepisce l’idea di uno “stato mondiale” come il punto verso cui sembra tendere il movimento sempre più rapido di trasformazione dell’ordine planetario.

    Brossura, 12 x 20 cm. pag. 80

    Stampato nel 1988 da Guanda

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    Machiavelli – Il divenire e la virtù

    18.00

    Venuta meno l’idea che migliori rapporti di produzione avrebbero tolto agli uomini il fattore determinante della discordia, si sono affermate nuove e varie posizioni metafisiche. Anziché riportare all’attenzione la precarietà del contesto naturale e di conseguenza storico, in cui gli uomini da sempre si trovano a vivere (anche quella di Machiavelli e non solo quella di Hobbes, per questo verso, è una metafisica!), quindi il nesso tra la ragione e le passioni, con tutto il rilievo dovuto alla epithumia, alla pleonexia e alla ciclicità delle forme di governo, con la tirannia che si rinnova, in tali paradigmi interpretativi si va sostenendo che tutti i guai della nostra specie sarebbero derivati da ciò che avvenne, in un tempo storico databile, nella rivisitata “santa casa della logica”.

    Brossura, 13,5 x 20,5 cm. pag. 182

    Stampato nel 2011 da Il Nuovo Melangolo

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    Machiavelli in tumulto – Conquista, cittadinanza e conflitto nei «Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio»

    44.00

    Tra le tesi che per secoli hanno assicurato a Niccolò Machiavelli la fama di autore sulfureo occupa un posto speciale il suo giudizio positivo sui tumulti e in particolare l’affermazione secondo cui “la disunione della plebe e del senato romano fece libera e potente quella repubblica”. Nel suo libro Gabriele Pedullà analizza per la prima volta la storia e il significato di questo attacco frontale alla tradizione classica della concordia civica, ricostruendo meticolosamente le letture che hanno permesso a Machiavelli di sviluppare la sua originalissima teoria (soprattutto il retore e storico greco Dionigi di Alicarnasso), per poi seguirne gli esiti più importanti negli autori che, esplicitamente o implicitamente, vi si sono richiamati in età moderna: Virgilio Malvezzi, Tommaso Campanella, Louis Machon, Marchamont Needham, Walter Moyle, John Milton, Thomas Gordon, John Trenchard, Montesquieu, Adam Ferguson, Jean-Jacques Rousseau, Claude-Adrien Helvétius, Mably, Vittorio Alfieri, Thomas Jefferson e John Adams. Il tema del tumulto non offre però soltanto lo spunto per ripensare l’importanza dei Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio nella storia intellettuale europea e nell’età delle rivoluzioni (Inghilterra, Stati Uniti e Francia), ma diventa anche l’occasione per ricostruire alla luce del concetto di classi­cismo politico l’intero sistema machiavelliano: dal primato del conflitto alla vocazione imperialistica degli Stati, dall’importanza di concedere la cittadinanza agli stranieri ai benefici della costituzione mista, dall’apologia dei tribuni della plebe alla necessità di introdurre nelle repubbliche una magistratura d’emergenza per far fronte agli imprevisti (il dittatore romano).

    Brossura, pag. 635

    Stampato nel 2012 da Bulzoni

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    Machiavelli: tempo e conflitto

    24.00

    Il carattere perturbante del pensiero di Machiavelli, che ne ha sovradeterminato l’interpretazione dalle origini cinquecentesche del machiavellismo fino alla critica novecentesca, nasce non soltanto dalla nota elisione di qualsiasi regola morale dal campo della politica, ma anche, se non soprattutto, dallo spazio assegnato nei testi machiavelliani alla dimensione del conflitto; uno spazio che acquisisce una valenza positiva (ancorché problematica), in contrapposizione tanto a una tradizione che individuava nello scioglimento “armonico” delle discordie interne ed esterne il fine ultimo della politica, quanto, nei secoli successivi, al progetto di un ordine che neutralizzasse ogni elemento polemico della società. Tale scandalo è evidenziato, oltre che dai numerosi detrattori, anche da buona parte dei ‘difensori’ di Machiavelli, ovvero da quei pensatori repubblicani che, tra la seconda metà del XVI e il XVIII secolo, vedono nell’autore dei Discorsi il padre di una concezione del vivere libero e delle istituzioni repubblicane alternativa al potere assoluto delle monarchie, ma che nel contempo – con rare eccezioni – tendono a rimuovere proprio il riferimento alla disunione tra plebe e senato che “fece grande Roma”. Il progetto che qui si presenta vuole determinare un momento di approfondimento e di discussione, nella consapevolezza dell’importanza dei temi della temporalità e del conflitto al fine di comprendere più adeguatamente il ruolo e il significato del pensiero machiavelliano all’interno della sviluppo – storico e concettuale – della politica moderna.

    Brossura, 14 x 21 cm. pag. 292

    Stampato nel 2013 da Mimesis

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    Manifesto per la soppressione dei partiti politici

    6.00

    Sopprimere i partiti politici. Tutti, nessuno escluso. Perché in quanto organizzazioni verticistiche e inquadrate, essi sono autoritari e repressivi per definizione. E alcuni, quelli italiani ad esempio, mostrano un totale disinteresse per la Res pubblica, ma un talento inenarrabile nel sottrarre denaro pubblico alla comunità. Quindi vanno soppressi, per il bene comune. Simone Weil, una riformista rivoluzionaria, una delle menti più brillanti della sua generazione, poco prima di scomparire prematuramente per malattia nel 1943 ha lasciato questa “modesta proposta”. Un manifesto pieno di passione e di fuoco dove si afferma che aderire all’ideologia di un partito, in certe condizioni storiche, significa limitarsi a prendere una posizione, pro o contro qualcosa. Significa rinunciare a pensare. È questa la democrazia? E oggi, i partiti politici rappresentano davvero la volontà dei cittadini o sono dei semplici organismi che hanno come unico fine quello di riprodursi?

    Brossura, 11 x 18 cm. pag. 60

    Stampato nel 2012 da Castelvecchi

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    Maschera e volto del marxismo

    25.00

    Il marxismo, creatura dell’ebreo Karl Marx (che operò in stretta collaborazione con il suo alter ego, il capitalista e socio della Borsa londinese Friedrich Engels) non è lo strumento di liberazione del proletariato, ma lo strumento ateo e materialistico di asservimento del proletariato alle consorterie ebraico-capitalistiche internazionali. Il marxismo è la quintessenza dell’odio talmudico contro la “barbarie medioevale”, contro la “reazione feudale”, contro lo “Stato cristiano-germanico”, cioè contro le istituzioni e i valori tradizionali della civiltà cristiana.

    Brossura, 17 x 24 cm. pag. 151

    Stampato nel 2016 da Effepì

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    Militia Volkisch

    18.00

    L’opera (collana Effepi “Sangue e Suolo”) raccoglie numerosi scritti molto interessanti e “forti” sul concetto di Europa e di popolo europeo. Lettura quantomai necessaria anche per chi la trovasse provocatoria. Ma provocante nel lettore pensante, senz’altro, ragionamenti dolorosamente inevitabili.

    Brossura, 14 x 21 cm. pag. 148

    Stampato nel 2018 da Effepi

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    Mitogonia – Epos e Icona

    50.00

    Mitogonìa: neologismo coniato dall’autore di questa raccolta di saggi a indicare l’incrocio tra la lotta (agoghè), necessaria per comprendere, e il fascino del racconto evocativo (mytos). Perché ogni interpretazione è combattimento spirituale. Leggere l’antico come contemporaneo e il contemporaneo come antico. Mitogonìa ci insegna e ci guida ad apprezzare le dinamiche dell’icona, del mito, del simbolo come percorsi, vie, figure viventi a noi vicine e sempre ritornanti nella nostra vita. Un nuovo e antico approccio ermeneutico, che prende sulserio la sua materia, rivivendola

    Brossura, 14 x 21 cm. pag. 665. Due tomi indivisibili

    Stampato nel 2020 da A.G.A.

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    Mosca terza Roma. Da Giulio Cesare a Putin

    16.00

    Nel 1945, un mese e mezzo dopo la vittoria sulla Germania nazionalsocialista, il ministro russo della pubblica istruzione, nonché favorito di Stalin, Vladimir Potemkin sul quotidiano ufficiale Izvestia scriveva che la superba idea che fa di Mosca la terza Roma, non manifestava soltanto la convinzione che la Russia fosse predestinata ad avere un ruolo centrale nella sfera religiosa o spirituale, ma includeva l’espansione territoriale dello stato russo. Nel 1926 il poeta russo David Hofstein, di lingua yddish, che era emigrato in Palestina e ivi era rimasto deluso, tornò nella Mosca bolscevica e uscì con la suddetta esclamazione: Città di Mosca! La Terza Roma Analogamente lo scopo del regime fascista era quello di riportare l’Italia ai vecchi fasti dell’impero romano e Mussolini il 21 giugno 1921, nel suo primo discorso alla Camera affermava: “La tradizione latina e imperiale di Roma è oggi rappresentata dal cattolicismo. Non si resta a Roma senza un’idea universale, io penso e affermo che l’unica idea universale che oggi esista a Roma, è quella che s’irradia dal Vaticano”.

    Brossura, 13 x 21 cm. pag. 156

    Stampato nel 2017 da Pagine

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    Nascita e destino di un piccolo Hitler. Léon Degrelle e il rexismo

    12.50

    Giovanni Carpinelli

    Libello abbastanza superficiale e pressapochista su Leon DEgrelle, fondatore del partito rexista belaga. Dopo il termine della guerra con la Germania, costituì con militanti rexisti la “Legion Wallonie” inquadrata nella wehrmach che in seguito confluì nelle Waffen-SS e che si batté in Russia contro le truppe sovietiche. Condannato a morte in Belgio, Degrelle trascorse il resto dei suoi giorni in Spagna fino alla morte, avvenuta nel 1994

    Brossura, 13,5 x 20 cm. pag. 112

    Stampato nel 2023 da Le Rocce

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    Nazionalpatriottici

    15.00

    Poco si conosce della variante politica del Romanticismo tedesco. Kolberg, Wartburg, Arndt, Jahn, Korner, le Burschenschaften, le Turnerschaften sono nomi di città, scrittori, combattenti, organizzazioni di studenti, ignoti ai più (in Italia). Questo saggio presenta scrittori, personaggi, episodi, momenti non secondari della storia della Germania a cavallo tra la fine del XVIII secolo e l’inizio del XIX, tutte realtà che presiedettero alla nascita del sentimento nazionale tedesco dopo che il suo orgoglio era stato calpestato a Jena dalle armate napoleoniche, orgoglio riscattato sui campi di Lipsia proprio due secoli or sono. Questa indagine getta una nuova luce sul pangermanesimo e aiuta a comprendere l’attuale rinascita della cultura identitaria come tentativo di risposta al disordine del mondialismo e della globalizzazione.

    Brossura, 15 x 21 cm. pag. 183 con circa 25 illustrazioni b/n

    Stampato nel 2013 da Edizioni all’insegna del Veltro

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    Neanche fosse la fine del mondo

    9.00

    Per fortuna in giro si dice che entro pochi mesi arriverà la fine del mondo… È questa profezia, una delle fake news che le leggi del marketing impongono di mettere in circolazione, a ridare il ritmo a un’umanità che di umano non ha più niente. Un ritmo incalzante pazzo di paura, pazzo di tremenda sincerità. Un ‘liberi tutti’ dove le maschere improvvisamente cadono. Ed è la “trasvalutazione di tutti i valori” e la “genealogia della morale” insieme, è un grido assordante (Dioniso, Cristo, Munch, un pazzo, o uno sconosciuto calpestato in una sala-conferenze che potrebbe somigliare alle nostre discoteche?) e il pianto soffocato nel cuore di un moribondo. È oggi, ieri o domani, o tutto il tempo concentrato in quel grido? È dolore e basta? È ferocia e basta? È fantasia e basta?

    Brossura, 14,5 x 21,5 cm. pag. 84

    Stampato nel 2019 da Ar

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    Nomos e guerra – Glosse al «Nomos della terra» di Carl Schmitt

    14.00

    Un classico tema della dottrina giuridica internazionalistica, quello delle forme di limitazione dell’esercizio della guerra, ossia dei modi di contenimento della violenza in base ai sistemi di riconoscimento propri della civilizzazione occidentale, svolto in relazione alle tesi di un autore, Carl Schmitt, ritenuto anch’egli ormai da tempo un classico del pensiero giuridico e politico del Novecento, nonché agli sviluppi in campo antropologico di una teoria generale del sacrificio: queste le coordinate entro le quali si incardina il presente tentativo di rilettura, che procede mediante “quartamento” e disarticolazione in frammenti del tema esaminato, in quattro movimenti.

    Brossura, 11,5 x 19,5 cm. pag. 175 con 2 illustrazioni a colori

    Stampato nel 2011 da La Scuola di Pitagora

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    Oltre il nazionalismo. Una «terza via» rivoluzionaria contro il marxismo e il capitale

    18.00

    Thierry Maulnier

    Oltre il nazionalismo” è un testo fondamentale per comprendere il vasto fenomeno culturale, spirituale e politico che attraversò l’Europa tra le due guerre, prefigurando una «terza via» rivoluzionaria contro il marxismo e il capitale. Citando l’autore: “La coscienza nazionale si fa conservatrice unisce stupidamente allo sforzo per conservare la nazione quello per mantenervi intatta la potenza delle forze che la distruggono; la coscienza rivoluzionaria si fa antistorica e antinazionale, cioè lavora per annientare ciò che intende liberare. Le stesse parole «nazionale» e «rivoluzionario» sono state disonorate dalla demagogia e dalla mediocrità. Il problema è oggi quello di superare i miti politici fondati sugli antagonismi economici di una società disunita, di liberare il nazionalismo dal suo carattere «borghese» e la rivoluzione dal suo carattere «proletario» e di coinvolgere in modo organico e totalitario, nella rivoluzione, quella nazione che sola può farla e, nella nazione, quella rivoluzione che sola la può salvare”.

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    Oltre le tempeste d’acciaio – Tecnica e modernità in Heidegger Junger Schmitt

    25.00

    L’interrogazione sulla tecnica che attraversa in profondità il Novecento non ha astratte radici teoretiche, ma nasce a partire dall’attenta osservazione dei due conflitti mondiali. È di qui che Heidegger, Jünger e Schmitt prendono le mosse per comprendere la téchne moderna. Dietro la superficie della domanda sulla tecnica e di un suo possibile nomos si avvertono in controluce duelli (Kant, Hegel, Marx, Nietzsche) e si agitano questioni decisive: la sfida di un cosmopolitismo concreto, la prospettiva di un’automazione progressiva dei processi produttivi, l’impossibile fine della metafisica, il nichilismo e i suoi spettri. Alcuni di essi portano con sé una promessa di libertà.

    Brossura, 15 x 22 cm. pag. 238

    Stampato nel 2015 da Carocci

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    Onore

    12.00

    Che ne è dell’onore? Una parola dalla storia impegnativa, che ha i suoi momenti alti nell’antichità e nell’età feudale dove in seno al mondo cavalleresco diviene un irrinunciabile valore immateriale, differenziandosi in complesse gerarchie e sottili variabili di casta, di condizione socioeconomica, di età, di sesso. Noi sorridiamo di quei significati, ma lungi dal costituire un residuo arcaico, definitivamente sostituito dal più democratico concetto di dignità, oggi l’onore può parlare ancora al nostro immaginario, e riproporre una sua mai esaurita valenza politica.

    Brossura, 11 x 17,5 cm. pag. 118

    Stampato nel 2016 da Il Mulino

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