Ghibli. Diario dei miei cieli d’Africa tra il 1940 e 1943

Tralerighe Libri

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    Ghibli. Diario dei miei cieli d’Africa tra il 1940 e 1943

    20.00

    William Dusi

    William Dusi nasce a Cesenatico (Forlì) il 6 Maggio 1916 da Elio Dusi e Ida Cirielli. I genitori gestiscono un negozio di fornaio sul porto canale di Cesenatico. Dopo aver conseguito il diploma di terza media (o la allora equivalente scuola) lavora per suo padre. Affascinato dall’Aviazione, si iscrive di nascosto alla scuola di Aviano poiché i genitori sono contrari. Quando mamma Ida lo viene a sapere gli raccomanda di «volare piano e basso». In seguito parte per la II Guerra e dopo l’8 settembre si rifugia sugli Appennini, lo svolgersi degli eventi lo conosciamo grazie al suo diario. Al termine della guerra, conosce tramite amici Franca Gigli, di Cento (Ferrara) che poi sposerà nel 1944. Ha tre figli, due femmine ed un maschio. Inizia quindi l’attività di imprenditore nel campo delle acque minerali e bibite. La sua vita continua così, tra lavoro e famiglia. A 77 anni si spegne nella sua Cesenatico il 3 luglio 1993.

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    I militari italiani nei campi di prigionia francesi Nord Africa 1943-1946 – Memoriale del Toppa club

    16.00

    Il 13 maggio 1943 la 10° Armata italiana in Tunisia si arrese agli Alleati. Caddero nelle mani degli inglesi e degli americani 140.000 italiani, dei quali 37.500 vennero consegnati ai francesi. Per questi militari iniziò un periodo di lunghe marce nel deserto, tra furti, fame, disperazione, umiliazione e tormenti. Prigionieri dei goumiers, degli spahis, dei soldati senegalesi, comandati da ufficiali francesi astiosi e vendicativi, i soldati italiani fino al 1946 furono in balia dell’esercito di De Gaulle, che ne portò a morte quasi 4.000. Il libro raccoglie le memorie, i diari e le testimonianze di Quinto Bonapace, Ernesto Buttura, Luigi Calì, Delio Comucci, don Giacomo Franco, don Aurelio Frezza, Ezio Mesolella, Otello Morani, Enrico Pradelli, Giovanni Rogiani, Camillo Tacchi, Francesco Traversa, Gino Cavani. Tutti reduci che al ritorno in Italia fondarono l’associazione “Toppa club” per non dimenticare e ricordare come una toppa di stoffa cucita sulle logore divise sia stata per migliaia di uomini l’unico distintivo, l’unico documento, l’unico segno di appartenenza per quasi tre anni di prigionia.

    Brossura, 15 x 21 cm. pag. 304 con la riproduzione di alcuni documenti

    Stampato nel 2019 da Tralerighe Libri

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    Il caporale – Dal passo Halfaya a Pietermaritzburg-Zonderwater. Libia-Sudafrica 1941-1947

    15.00

    “I presidi di Sollum e di Halfaya, accerchiati ed ininterrottamente battuti da artiglierie di ogni calibro e dall’aviazione, rimasti da tre giorni causa il maltempo privi di rifornimenti aerei, specie di acqua anche per i soli feriti, dopo due mesi di eroica lotta sono stati costretti a desistere da ogni ulteriore ormai impossibile resistenza”. Con il Bollettino militare n. 595 del comando superiore italiano si concluse la battaglia al Passo di Halfaya sul confine tra l’Egitto e la Libia tra le forze britanniche e le unità italo-tedesche. Raffaello Cei era inquadrato nel 2° Reggimento Articelere “Emanuele Filiberto Testa di Ferro”, come conducente di trattori utili allo spostamento delle artiglierie e al trasporto del munizionamento e vettovagliamento. Era un giovane artigliere italiano impegnato sul fronte libico e nel gennaio del 1942 al Passo di Halfaya, dopo settimane di dura battaglia, venne catturato dagli inglesi e condotto in prigionia prima in Egitto e poi in Sudafrica. Qui venne rinchiuso nel campo di prigionia di Pietermaritzburg, il campo di transito del più famoso e immenso campo di Zonderwater.

    Brossura, 15 x 21 cm. pag. 174

    Stampato nel 2020 da Tralerighe Libri

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    La spada e lo scudo. La difesa aerea nella guerra fredda

    16.00

    Leonardo Malatesta

    Dopo la fine della 2ª guerra mondiale, il compito della difesa aerea passò all’aeronautica militare. Durante la Guerra Fredda l’arma azzurra, assolse il compito del controllo dello spazio aereo italiano con dei centri di comando sotterranei a prova di bomba atomica, i vari gruppi radar, i gruppi dotati dei missili Hawk e Nike Hercules e gli stormi dotati dell’intercettore per eccellenza l’F 104. Nel volume si analizza il funzionamento del complesso sistema della difesa aerea italiana entrando nel dettaglio utilizzando fonti inedite documentarie e fotografiche che rende comprensibile a tutti ciò che gli uomini con le stellette svolsero negli oltre 40 anni della Cortina di Ferro

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    Storia di un ADRA – Dante Lazzeri da Ardito Distruttore della Regia Aeronautica a partigiano

    15.00

    Il 28 luglio del 1942 la regia Aeronautica costituì il reparto speciale degli A.D.R.A., gli Arditi Distruttori della Regia Aeronautica, al quale vennero affidati particolari compiti operativi, come quelli riferiti ad azioni di sabotaggio a danno degli aeroporti nemici da attuarsi anche tramite azioni di aviolancio di paracadutisti. Entrò a fare parte di questa nuova realtà anche Dante Lazzeri che con altri si preparò alla guerra, ma solamente alcuni vennero impiegati in una azione in Africa settentrionale e un’altra in Sicilia nell’estate del 1943. Gli A.D.R.A. si addestrarono tecnicamente, fisicamente e psicologicamente nella base di Tarquinia e poi nella zona di Campo dell’Oro a Civitavecchia. Una volta terminato il ciclo di addestramento sopravvenne però l’8 settembre. Lazzeri partecipò alla difesa di Roma, dove durante un combattimento contro i tedeschi, venne ferito alla testa. Miracolosamente salvatosi riuscì poi a tornare a casa in Garfagnana, dove entrò a far parte della Resistenza. Inquadrato nella Divisione partigiana Lunense ebbe l’incarico di comandare una squadra di sabotatori mettendo a frutto la sua esperienza nel campo degli esplosivi.

    Brossura, 15 x 21 cm. pag. 194 con circa 28 foto b/n

    Stampato nel 2019 da Tralerighe Libri

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    U.N.P.A. Unione Nazionale Protezione Antiaerea. La prima difesa civile italiana

    18.00

    Matteo Cornelius Sullivan

    L’ Unione Nazionale Protezione Antiaerea, nata nell’agosto del 1934, fu la prima difesa civile italiana, organizzata con lo scopo di fare azioni di prevenzione e salvataggio durante e dopo gli allarmi aerei. Fino al 1940 era composta da volontari addestrati per aiutare i Vigili del Fuoco e i militari del Genio del Regio Esercito nello spegnimento degli incendi e abili alla ricerca di sopravvissuti sepolti sotto il crollo delle abitazioni. Le squadre dell’U.N.P.A. erano dotate di motocarrozzette sulle quali si trovavano pale, picconi, asce, scale, funi ed altro materiale di salvataggio, oltre agli estintori. Con l’entrata in guerra l’U.N.P.A. fu militarizzata e con l’incedere del conflitto e l’aumento dei bombardamenti aerei sulle città italiane, diventò fondamentale nella macchina dei soccorsi.  L’U.N.P.A. fu sciolta da Re Umberto II nel marzo del 1946.

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