Chi è fascista

Emilio Gentile

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    Chi è fascista

    13.00

    A 100 anni dalla nascita del movimento fascista, a oltre 70 dalla fine del regime, ‘il fascismo è tornato’. In rete e nei media l’allarme è al massimo livello. Caratteristiche del nuovo fascismo sarebbero: la sublimazione del popolo come collettività virtuosa contrapposta a politicanti corrotti, il disprezzo della democrazia parlamentare, l’appello alla piazza, l’esigenza dell’uomo forte, il primato della sovranità nazionale, l’ostilità verso i migranti. Fra i nuovi fascisti sono annoverati Trump, Erdogan, Bolsonaro, Di Maio, Salvini. Insomma, all’inizio del XXI secolo, trapassato il comunismo, disperso il socialismo, rarefatto il liberalismo, il fascismo avrebbe oggi una straordinaria rivincita sui nemici che lo avevano sconfitto nel 1945. Ma cos’è stato il fascismo? È stato un fenomeno internazionale, che si ripete aggiornato e mascherato? Oppure il ‘pericolo fascista’ distrae dalle cause vere della crisi democratica?

    Brossura, 14 x 21 cm. pag. 136

    Stampato nel 2019 da Laterza

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    Fascismo di pietra

    16.00

    Non si comprende il Fasismo, e tutto quello che ha significato in Italia, in Europa e nel ventesimo secolo, se non si comprende il mito fascista della Romanità e dell’Impero. La nuova civiltà del Duce, che aveva la pretesa di essere universale quanto quella romana nel mondo antico, ha lasciato la sua impronta, vistosa e indelebile, nelle strade e nelle piazze. La monumentalità del regime rappresentava la visione fascista del passato, del presente e soprattutto del futuro. Consacrare nella pietra un esperimento totalitario per trasformare gli Italiani nei Romani della modernità. Non fu la Roma antica a romanizzare il Fascismo, quanto il Fascismo a fascistizzare la Roma antica e la sua storia. Rimodellando la pietra, il Duce manipolava l’esistenza e l’identità di una città e di un Popolo.

    Brossura 13,50 x 21 cm. pag. X + 274 con 113 foto b/n e colori

    Stampato nel 2007 da Laterza

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    Il culto del Littorio

    10.50

    Un viaggio all’interno dell’universo simbolico del fascismo, fra i miti, i riti e i monumenti di un movimento politico che ebbe l’ambizione di imprimere nelle coscienze di milioni di italiani e italiane la fede nei dogmi di una nuova religione. per due decenni, sotto il governo fascista, le piazze d’Italia, dalle grandi città ai piccoli paesi, furono trasformate in un unico immenso scenario dove milioni di uomini e donne celebravano, con una sinultanea coralità, scandita da un ritmo continuo, le feste della nazione, gli anniversari del regime, la vittoria della rivoluzione, il culto dei caduti e la glorificazione degli eroi, la consacrazione dei simboli e le apparizioni del Duce. Popolo e paese furono avvolti in una fitta rete di simboli che abbracciava l’urbanistica e il paesaggio, le macchine, i moumenti d’arte e i gesti, imprimendom ovunque e su tutto l’emblema del fascio littorio.

    Brossura 14 x 21 cm. pag. IX + 294

    Stampato nel 2005 da Laterza

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    Il mito dello Stato nuovo

    19.00

    Agli inizi del Novecento, l’inserimento delle masse nella vita politica del paese divenne un problema non più rinviabile. Intellettuali e politici si misero alla ricerca di una nuova formula, per conciliare ordine e mutamento, tradizione e modernizzazione, Stato nazionale e società di massa. Sorse così il mito dello “Stato nuovo”, ossia dello Stato nazionale di massa, che aveva le sue basi nell’antigiolittismo e che trovò con il fascismo un concreto tentativo di attuazione nell’esperimento totalitario.

    Brossura 14 x 21 cm. pag. 310

    Stampato nel 2002 da Laterza

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    L’ apocalisse della modernità – La Grande Guerra per l’uomo nuovo

    27.00

    Nell’agosto 1914, allo scoppio delle ostilità, molti si erano arruolati entusiasti, immaginando di prender parte a una gloriosa avventura, convinti che il sacrificio del sangue avrebbe dato vita a un mondo e un uomo rinnovati. Dopo pochi mesi, l’entusiasmo era scomparso. Ci si rese conto che la guerra era completamente diversa da quelle fino ad allora combattute: per l’enormità delle masse mobilitate, per la potenza bellica e industriale impiegata, per l’esasperazione parossistica dell’odio ideologico, per l’ingente numero di soldati sacrificati inutilmente. La Grande Guerra rappresentava il naufragio della civiltà moderna. I combattimenti cessarono alle ore 11 dell’11 novembre 1918. E già all’orizzonte nuove tragedie si profilavano, poiché il trattato di Versailles ridisegnava l’intera geografia europea secondo la volontà dei vincitori, con conseguenze gravi e di lunga durata a livello politico e ideologico: le rivendicazioni territoriali, la corsa al riarmo e la militarizzazione di massa della società saranno alcuni dei principi cardine sui quali regimi totalitari come il fascismo e il nazionalsocialismo baseranno il proprio consenso. Gentile ricostruisce il contesto sociale, culturale e antropologico entro il quale maturò quella che è ritenuta una delle più tragiche esperienze del Novecento, soffermandosi in particolare sugli artisti e gli intellettuali che, se all’inizio avevano invocato la guerra come una catarsi, si fecero poi interpreti dell’angoscia profonda da essa scatenata.

    Cartonato con sovracopertina, 16 x 24 cm. pag. 308 + 16 pagine fuori testo con 17 illustrazioni e foto b/n e 28 illustrazioni a colori

    Stampato nel 2011 da Mondadori

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    La nostra sfida alle stelle. Futuristi in politica

    15.00

    Emilio Gentile

    Ilmanifesto di fondazione del futurismo, pubblicato su “Le Figaro” il 20 febbraio 1909 (quest’anno ne ricorre il centenario), si concludeva con le parole: “La nostra sfida alle stelle”. Quel grido vitalistico incarna bene l’entusiasmo tragico del futurismo per la modernità, percepita come un’epoca di lotta e di espansione della potenza dell’uomo, lanciato alla “conquista del divino”. Movimento prevalentemente artistico, il futurismo aveva l’ambizione di realizzare una rivoluzione totale che investisse ogni aspetto della vita dall’arte al costume – per creare l’italiano nuovo e, diversamente da altre avanguardie del primo Novecento, ebbe da subito una vocazione politica decisamente orientata in senso nazionalista. I futuristi esaltavano la violenza e la “guerra come igiene del mondo”; furono accesamente interventisti; nel 1918 fondarono un partito e un anno più tardi, con Mussolini, diedero vita ai Fasci di combattimento; parteciparono con D’Annunzio all’avventura di Fiume; simpatizzarono per il bolscevismo; si proponevano di abbattere la monarchia e scacciare il papa dall’Italia.

    Brossura14 x 21 cm. pag. 147 + 9 illustrazioni a colori

    Stampato nel 2009 da Laterza

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