8 settembre 1943: la Regia Marina nella tragedia dell’Italia – Vol. 1. Come si Arrivò alla Firma e alla Dichiarazione dell’Armistizio e della Resa incondizionata con gli Anglo-Americani e il Dramma delle Forze Navali da Battaglia

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    8 settembre 1943: la Regia Marina nella tragedia dell’Italia – Vol. 1. Come si Arrivò alla Firma e alla Dichiarazione dell’Armistizio e della Resa incondizionata con gli Anglo-Americani e il Dramma delle Forze Navali da Battaglia

    29.00

    Francesco Mattesini

    Quest’opera descrive in due volumi, in modo esaustivo, come dopo lo sbarco degli anglo-americani in Sicilia il 10 luglio 1943, il Governo italiano, il 3 settembre a Cassibile (Sicilia), concluse con suoi rappresentanti un armistizio, “senza condizioni” e quindi “resa totale”, con emissari degli anglo-americani; armistizio che entrò in vigore il successivo 8 settembre. Le condizioni prevedevano che al momento dell’annunzio dell’armistizio, fissato per le ore 18:30, gli italiani scattassero con un sol uomo per attaccare e uccidere i tedeschi, e per mantenere il possesso delle loro posizioni; ma questo programma non si realizzò per la mancata diramazione ai reparti di ordini chiari da Parte del Comando Supremo delle Forze Armate (Comando Supremo), e la fuga da Roma a Brindisi del Re Vittorio Emanuele III; fuga giustificata per non trasformare la città di Roma in un campo di battaglia, con distruzione di chiese e monumenti, e gravi perdite tra la popolazione civile

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    8 settembre 1943: la Regia Marina nella tragedia dell’Italia. Vol. 2. L’affondamento della Corazzata Roma e il dramma della flotta Italiana

    29.00

    Francesco Mattesini

    Quest’opera descrive in due volumi, in modo esaustivo, come dopo lo sbarco degli anglo-americani in Sicilia il 10 luglio 1943, il Governo italiano, il 3 settembre a Cassibile (Sicilia), concluse con suoi rappresentanti un armistizio, “senza condizioni” e quindi “resa totale”, con emissari degli anglo-americani; armistizio che entrò in vigore il successivo 8 settembre. Le condizioni prevedevano che al momento dell’annunzio dell’armistizio, fissato per le ore 18:30, gli italiani scattassero con un sol uomo per attaccare e uccidere i tedeschi, e per mantenere il possesso delle loro posizioni; ma questo programma non si realizzò per la mancata diramazione ai reparti di ordini chiari da Parte del Comando Supremo delle Forze Armate (Comando Supremo), e la fuga da Roma a Brindisi del Re Vittorio Emanuele III. Il secondo volume dell’opera tratta invece di come la Regia Marina arrivò a conoscenza dell’armistizio, alle cui discussioni e accordi non avevano partecipato suoi rappresentanti, e di come si svolse la navigazione delle navi italiane, salpate dai porti italiani per consegnarsi agli Alleati. Attaccate da aerei e naviglio sottile tedesco, molte unità da guerra e mercantili riportarono perdite e danni; incluso quello dell’affondamento della nave ammiraglia, la corazzata Roma, avvenuto, dopo che era stata colpita, presso l’Asinara, da due bombe speciali sganciate dagli aerei della Luftwaffe.

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    8 settembre: i segreti svelati. Indagine sui giorni che hanno cambiato l’Italia

    17.00

    Paolo Ghibaudo

    L’opera, avvalendosi della più ricca raccolta sull’argomento esistente in Italia e incrociando tutte le fonti disponibili, racconta e analizza i fatti salienti legati all’8 settembre 1943 sviluppatisi tra Roma e Algeri. Introdotta da un riassunto dei numerosi tentativi falliti di contatto con gli Alleati, racconta giorno per giorno dal 27 agosto al 9 settembre le vicende, i personaggi e gli intrighi che portarono al disastro dell’8 settembre. Il volume si concentra successivamente, per la prima volta in assoluto, sui documenti conosciuti che permettono di ricostruire autori e genesi delle “note” redatte all’epoca da parte dei generali Roatta, Carboni e Rossi, e definire una volta per tutte cosa davvero sapessero i vertici militari italiani dello sbarco alleato di Salerno e del concomitante annuncio armistiziale.

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    I reparti corazzati del Regio Esercito e l’Armistizio

    19.00

    Paolo Crippa

    L’Armistizio dell’8 settembre 1943 colse i reparti corazzati italiani, sia dei Carristi che della Cavalleria, disseminati non solo sul territorio nazionale, ma anche all’estero.  Attraverso una analisi puntuale, nelle pagine di questo libro si analizzerà come si comportarono i reparti corazzati in quei tragici momenti, in una sintesi che sino ad ora non è stata mai proposta. I reparti che si opposero agli attacchi portati dai tedeschi, benché in affanno per quanti riguarda gli armamenti, combatterono per motivi di disperazione, in una guerra ormai perduta, e per una punta di orgoglio militare. Per questo motivo è doveroso ripercorrere le vicende di quelle giornate, per rendere in giusto omaggio ai caduti e a tutti coloro che fecero fino in fondo il loro dovere. Questo primo volume affronta, in modo particolare, gli eventi che portarono i tentativi di difesa della città di Roma, presso la quale si trovavano, alla vigilia dell’Armistizio molte unità di Carristi e di Cavalleria corazzata, che si sacrificarono quasi interamente in questo disperato tentativo, ed alla perdita della Capitale.

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    I reparti corazzati del Regio Esercito e l’Armistizio – Vol. 2

    19.00

    Paolo Crippa

    L’Armistizio dell’8 settembre 1943  colse i reparti corazzati italiani, sia dei Carristi che della Cavalleria, disseminati non solo sul territorio nazionale, ma anche all’estero. Similmente a quanto successo per tutte le Forze Armate, nemmeno essi passarono immuni la tempesta che si era scatenata  ed anche da parte di queste unità le reazioni al tragico annuncio di Badoglio furono le più disparate. Attraverso un’analisi puntuale, nelle pagine di questo libro si analizzerà come si comportarono i reparti corazzati in quei tragici momenti, in una sintesi che sino ad ora non è stata mai proposta. Il secondo volume racconta gli eventi successi a Roma, dopo la cessazione delle ostilità, gli eroici episodi di Resistenza occorsi a Piombino, Parma, Piacenza ed in Sardegna, senza dimenticare quanto accaduto ai reparti corazzati fuori dai confini nazionali. Il testo si conclude con la trattazione dei (falliti) tentativi di ricostruire reparti corazzati all’interno del Regio Esercito cobelligerante e del contributo dato dai Carristi alla lotta di Liberazione.

    Brossura, 18 x 25,5 cm. pag. 98 illustrato con numerose foto b/n

    Stampato nel 2021 da Soldiershop

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    Il disonore delle armi. Settembre 1943: l’armistizio e la mancata difesa della frontiera orientale italiana

    28.00

    Roberto Spazzali

    Nella notte tra l’8 e il 9 settembre 1943 nelle valli dell’Isonzo e delle Alpi Giulie si ripropose lo scenario già accaduto dopo lo sfondamento di Caporetto nell’ottobre 1917: assenza di ordini, rivalità tra i generali, mancanza di comunicazioni tra i Corpi d’armata facilitarono i piani tedeschi di occupazione e quelli delle formazioni partigiane slave. Eppure, ci fu qualcuno che volle resistere, come testimoniano gli Atti del processo al generale Giovanni Esposito, celebrato pochi mesi dopo la fine della guerra, che ci consegnano testimonianze di grande abnegazione e coraggio. Altre fonti riportano in luce la portata degli scontri a fuoco in cui le truppe italiane diedero vita ai primi significativi episodi di resistenza all’occupazione tedesca.

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    Il Regno del Sud. Lo Status di Cobelligeranza e l’illusione del governo e della marina italiana

    36.00

    Francesco Mattesini

    Dopo la resa dell’Italia agli anglo-americani, discusso e poi firmato il 3 settembre 1943 a Cassibile (Sicilia), il documento dei dodici articoli dell’Armistizio breve dal generale di brigata Giuseppe Castellano, in rappresentanza del Capo del Governo, maresciallo d’Italia Pietro Badoglio, che poi il 29 settembre siglò a sua volta a Malta il definitivo Armistizio breve, a bordo della corazzata britannica Nelson, presenti tutti i Comandanti degli Alleati nel Mediterraneo, si ebbe nell’ambito del Re Vittorio Emanuele III una forte resistenza, al non voler firmare la dichiarazione di guerra alla Germania. Era questa un ingiunzione irrinunciabile degli Alleati per poter concedere all’Italia una formula benevola, non di alleanza (che non vi fu mai) ma di “Cobelligeranza”; formula ambigua che praticamente non concedeva quasi nulla per poter addolcire i durissimi termini di resa, ma che, tuttavia, permettesse alle Forze Armate italiane di poter collaborare attivamente, si sperava, alle operazioni belliche degli Alleati contro i tedeschi. Ma Vittorio Emanuele III, alle sollecitazioni, rispose che la dichiarazione di guerra all’ex Alleato sarebbe avvenuta quando gli anglo-americani avrebbero conquistato Roma, permettendo il rientro del suo Governo e dei Capi Militari nella Capitale italiana. Altra sua resistenza, ed anche irritazione, derivava dal fatto che il Sovrano non voleva gli fossero sottratti, nei suoi gruppi firma; i titoli di Re d’Albania e Imperatore di Etiopia, che si aggiungevano a quello di Re d’Italia. Al fine pero, con parecchio ritardo, il 13 ottobre 1943 dovette cedere; e lo stesso dovettero fare i Capi delle Forze Armate. Nonostante le continue insistenze, che si protrassero fino al termine della guerra in Italia, alla fine di aprile del 1945,  e che furono accompagnate da promesse di attenuare le condizioni di resa, la norma della “resa incondizionata” non fu mai cancellata, e lo sconforto degli italiani aumentò quando nel marzo del 1944 il Presidente degli Stati Uniti, annunciò che un terzo della Flotta italiana sarebbe stata ceduta alla Russia, come stava insistentemente richiedendo il maresciallo Josep Stalin. Si arrivo quindi nel gennaio 1947 alla Conferenza di Pace di Parigi, a cui parteciparono i rappresentanti di ventisette nazioni che avevano combattuto in Italia dalla parte degli Alleati, e che si concluse nel modo più umiliante, concernente:  rettifica dei confini con la Francia; cessione alla Jugoslavia dell’Istria e della Dalmazia; consegna alla Grecia di Rodi e delle altre isole del Dodecaneso (in Egeo); la perdita delle Colonie (Eritrea e Somalia oltre naturalmente all’Etiopia), e consegna di una forte aliquota della Flotta italiana alle nazioni vincitrici: alla Francia, Grecia, Jugoslavia, Russia, e perfino la Cina, mentre gli statunitensi e i britannici rinunciarono alla consegna delle moderne corazzate Italia (ex Littorio) e Vittorio Veneto, che però  il Governo italiano doveva impegnaesi demolire; cosà che fece con molto ritardo tra il 1951 e il 1953.

    Brossura, 17 x 24 cm. pag. 230 + 128 pagine fuori testo con copia di documenti originale

    Stampato nel 2024 da Ristampa

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    Il tragico settembre – 8 settembre 1943. La reazione italiana contro l’aggressione tedesca

    16.50

    Nell’immaginario collettivo l’8 settembre è sempre stato visto come il momento del crollo totale dell’esercito Italiano, del “tutti a casa”, della disonorevole resa ai tedeschi e della fuga del Re con tutto il suo Stato Maggiore. Sono stati invece poco studiati gli episodi di resistenza dei militari italiani contro le forze tedesche che tentavano di disarmarli. Gli oltre 11.000 militari caduti tra il settembre e l’ottobre 1943 rappresentano infatti, il prezzo pagato dalle incolpovoli forze militari lasciate allo sbando senza ordini precisi.

    Brossura, 17 x 24 cm. pag. 223 con 71 foto b/n

    Stampato nel 2007 da IBN

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    La dichiarazione di guerra alla Germania

    24.00

    Francesco Mattesini

    La strategia degli angloamericani nella guerra contro la Germania e l’Italia fissata nel convegno di Casablanca del gennaio 1943, aveva per obiettivo principale lo sbarco nel Nord della Francia, mentre nell’Europa meridionale, una volta conclusasi favorevolmente la campagna del Nord Africa, l’offensiva doveva essere limitata alla conquista della Sicilia. L’occupazione di questa grande isola aveva il duplice scopo di riaprire alla navigazione degli Alleati il Mediterraneo, da Gibilterra ad Alessandria, e di procurarsi basi aeree dalle quali appoggiare, con la maggiore potenza possibile, l’offensiva aerea strategica contro l’Italia, considerata il molle ventre dell’Asse, per affrettarne il collasso militare, industriale e politico. Questo in effetti si determinò, dopo la perdita della Tunisia nel maggio 1943 e lo sbarco in Sicilia del 10 luglio 1943, con la caduta di Benito Mussolini e del fascismo del 25 luglio. Britannici e statunitensi intendevano separare le responsabilità del popolo italiano da quelle di Mussolini; e ciò allo scopo di indurre il Re d’Italia e il suo nuovo Capo del Governo, maresciallo d’Italia Pietro Badoglio, ad abbandonare la causa dell’Asse per schierarsi con le potenze Alleate. Ma quando apparve evidente che essi, da soli, non sarebbero stati in grado di scacciare i tedeschi dal territorio nazionale. Le cancellerie e gli stati maggiori di Washington e Londra decisero allora d’impegnarsi nella Penisola, ma con forze alquanto limitate, dal momento che era stato deciso di trasferire nel Regno Unito quattro divisioni occorrenti per l’Operazione “Overlord” (sbarco in Normandia) e di sottrarre al Mediterraneo una grande quantità di naviglio da sbarco statunitense.

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    La resa dimenticata. Il II SS-Panzer Korps e l’8 settembre nel nord Italia

    28.00

    Pier Paolo Battistelli

    Grazie alla documentazione tedesca, questo libro descrive le origini del piano ‘Achse’ e la sua successiva messa in atto a seguito della resa italiana dell’8 settembre 1943, focalizzandosi sulle operazioni condotte dal II SS-Panzer Korps in un’area che va da Bologna fino a Torino e Milano, per estendersi fino a comprendere il Veneto, la Toscana settentrionale e le Marche. Corredato da circa 250 foto, in parte inedite, mappe e cartine, questo libro colma una lacuna permettendo di approfondire gli avvenimenti che hanno fatto seguito all’armistizio italiano

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