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«Rassegna di architettura 1929-1940». Una rivista eclettica nell’Italia fascista
€30.00Luca Quattrocchi
Nel 1929, un anno dopo l’inizio delle pubblicazioni di «Domus» e «La Casa bella», che si pongono come alternative alla potente e ufficiale «Architettura e Arti decorative» fondata da Giovannoni e Piacentini nel 1921, una nuova rivista di architettura vede la luce a Milano. Fondata e diretta da Giovanni Rocco, «Rassegna di Architettura» chiarisce fin da subito di non voler appoggiare alcuna tendenza, scegliendo, in un momento assai complesso e polemicamente acceso riguardo alla definizione dei rapporti tra regime fascista e linguaggio architettonico, un’ottica di documentazione “orizzontale” e oggettiva della produzione architettonica italiana e dichiarando esplicitamente la sua impostazione ispirata a un «largo eclettismo». Presentando pochi scritti teorici o riflessioni sullo “stile” dell’architettura contemporanea, anche se talvolta a firma di importanti e differenti personalità come Bottoni, Sartoris, Griffini, Paladini, Pica, de Finetti, Muzio, «Rassegna di Architettura» affida l’eloquenza del suo discorso alle immagini, non di rado imprevedibili e a volte “eretiche”, delle architetture pubblicate, con uno sguardo tra locale e internazionale piuttosto originale. Ed è proprio in queste scelte, e nei brevi commenti che le accompagnano, che si può riconoscere la linea critica della rivista, spesso latente o marginale ma tuttavia identificabile. La vita della rivista è inevitabilmente condizionata dagli eventi storici e politici del tempo: ad una prima fase (1929-35) in cui Rocco e i suoi collaboratori compiono libere scelte all’insegna del programmatico eclettismo, ne segue una seconda (1936-39) in cui il controllo da parte del regime, con la nomina di un comitato direttivo della rivista, si fa sempre più evidente, traducendosi in numerosi articoli sulle realizzazioni ufficiali del fascismo, sull’autarchia, sull’architettura coloniale, e che si conclude con le dimissioni del direttore Rocco e l’ultimo anno di pubblicazione (1940), prima che la rivista venga assorbita da «Architettura» di Piacentini. Il volume, dopo un ampio saggio iniziale, presenta una vasta antologia delle immagini (schizzi, disegni di progetto, fotografie) pubblicate su «Rassegna di architettura» nei suoi dodici anni di vita, ordinate cronologicamente in maniera da ripercorrere puntualmente l’evoluzione della rivista nel suo difficile percorso lungo gli anni del fascismo. A chiudere il volume, l’indice completo degli autori illustrati in tutti i 136 fascicoli della rivista.
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Architettura e città durante il Fascismo
€42.00Giuseppe Pagano fu fra i principali protagonisti del rinnovamento in chiave moderna della cultura architettonica italiana negli anni Trenta, come architetto e urbanista ma anche come teorico e polemista nelle pagine di “Casabella” che codiresse con Edoardo Persico a partire dal 1931. Nato in Istria e cresciuto in un clima irredentistico, aderì al nascente movimento fascista partecipando fra l’altro all’occupazione di Fiume guidata da D’Annunzio. La sua polemica in architettura tuttavia fu profondamente contraria al monumentalismo e alla retorica accademica. Pagano si rivolgeva alle avanguardie internazionali del movimento moderno, pensava ad un’architettura impegnata socialmente, rivolta ai bisogni crescenti imposti dall’industrializzazione, articolava un pensiero originale ed impegnato della città e dell’urbanistica di fronte alla sfida della modernità.
Brossura15 x 23 cm. pag. 419 + 16 pagine fuori testo con foto b/n
Stampato nel 2008 da Jaca Book
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Fascismo di pietra
€16.00Non si comprende il Fasismo, e tutto quello che ha significato in Italia, in Europa e nel ventesimo secolo, se non si comprende il mito fascista della Romanità e dell’Impero. La nuova civiltà del Duce, che aveva la pretesa di essere universale quanto quella romana nel mondo antico, ha lasciato la sua impronta, vistosa e indelebile, nelle strade e nelle piazze. La monumentalità del regime rappresentava la visione fascista del passato, del presente e soprattutto del futuro. Consacrare nella pietra un esperimento totalitario per trasformare gli Italiani nei Romani della modernità. Non fu la Roma antica a romanizzare il Fascismo, quanto il Fascismo a fascistizzare la Roma antica e la sua storia. Rimodellando la pietra, il Duce manipolava l’esistenza e l’identità di una città e di un Popolo.
Brossura 13,50 x 21 cm. pag. X + 274 con 113 foto b/n e colori
Stampato nel 2007 da Laterza
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Giacomo Quarenghi – L’architetto degli zar
€29.00Giacomo Quarénghi, il grande architetto bergamasco (Capiatone, Rota d’Imagna, 1744 – Pietroburgo 1817), fu il più noto ed importanete maestro del neoclassico. Maggiore interprete del Palladio; non cercò in lui il pittorico, germe sviluppato dal barocco, bensì l’armonia spaziale delle masse, la scanditura degli elementi tettonici. Tale interpretazione riuscì semplice e grandiosa nel tempo stesso, sempre legata al concetto di severe masse murarie (dove spesso le finestre s’aprono senza cornici), armonizzate da logge, colonnati e pronai rotondi. Nel 1779 si recò per la prima volta in Russia al servizio di Caterina II, diventandone presto l’architetto ufficiale fino alla sua morte nel 1796. Proseguì quindi la prestigiosa attività alla corte dello zar paolo I° e successivamente dello zar Alessandro I.
Brossura, 20,5 x 25,5 cm. pag. 110 con numerose illustrazioni a colori
Stampato nel 2017 da Soldiershop
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I dieci libri dell’architettura
€50.00L’opera fu scritta probabilmente intorno al 15 a.C., negli anni in cui l’imperatore Augusto, a cui era dedicato il trattato, progettava un rinnovamento generale dell’edilizia pubblica. E’ suddivisa in dieci diversi libri, a ciascuno dei quali è preposta una prefazione (o proemio), così ripartiti: Libro I: definizione del vasto campo dell’architettura, dell’architetto e delle sue competenze. Trattazione di urbanistica. Libro II: materiali, murature e tecniche edificatorie. Nel II libro è contenuta la famosa esposizione sull’origine dell’architettura, in cui Vitruvio rievoca un mondo primitivo nel quale l’uomo scopre il fuoco e costruisce i primi ripari in legno, dando vita al mito della “capanna primigenia” e della colonna lignea come origine del tempio dorico e di tutte le forme architettoniche. Libro III e Libro IV: edifici sacri (templi) e ordini archiettonici. Libro V: edifici pubblici con particolare riferimento al foro, alla basilica ed ai teatri. Libri VI e VII: edifici privati (luogo, tipologia, intonaci, pavimenti). Libro VIII: descrizione di mirabilia aquarum e opere idrauliche. Libro IX: digressione astronomica e astrologica, elementi di gnomonica (realizzazione dell’analemma, orologi solari e ad acqua). Libro X: Meccanica. In esso vengono descritte, tra l’altro, tre diverse apparecchiature per il sollevamento di pesi in cantiere (servendosi di combinazioni di carrucole, paranchi e verricelli), la vite senza fine ed altre macchine idrauliche e belliche.
Brossura, 18 x 25 cm. pag. 506 con illustrazioni e tavole b/n
Stampato nel 1999 da Scienze e Lettere
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I muri del Duce
€30.00Questo libro è il racconto di un viaggio fotografico alla ricerca delle scritte lasciate sui muri delle case da vent’anni di fascismo, i famosi motti del ventennio, dal più antico che si trova a Torino, tratto da un discorso di Mussolini nel 1919, al più recente, che è a Chieri e fu gridato a Roma per l’entrata in guerra. Questo libro li raccoglie, li cataloga e li commenta, con la curiosità nuova verso un tema mai affrontato. Il testo e le oltre 300 fotografie a colori, frutto di anni di ricerche, ci presentano l’operazione “muri in camicia nera”, come e quando nacque, come venne gestita, come vennero scelti i motti, in quali occasione venivano dipinti e quanto costava realizzarli. Non è un recuperio nostalgico ma la raccolta di singolari testimonianze di un’Italia come ferma nel tempo.
Brossura 22 x 22 cm. pag. 328 interamente illustrate con foto a colori
Stampato nel 2007 da Arca Edizioni
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Il Codice Atlantico della Biblioteca ambrosiana di Milano
€300.00La versione integrale del più famoso codice di Leonardo da Vinci, conservato alla Biblioteca Ambrosiana di Milano. I più spettacolari disegni di straordinari progetti tecnologici, di armi e fortificazioni, di congegni idraulici, macchine volanti e imbarcazioni che Leonardo abbia mai eseguito. Un’opera dalla quale emerge ogni aspetto della sbalorditiva genialità del Maestro, il suo appassionato interesse per le scienze meccaniche e matematiche, per l’astronomia, la geografia fisica, la botanica, la chimica e l’anatomia. Tutti i testi presenti nei documenti sono trascritti in forma critica, cioè in italiano corrente, dal prof. Augusto Marinoni, cosa che rende la lingua di Leonardo accessibile a tutti. Un’opera di indiscutibile utilità non solo per lo studioso che potrà effettuare con essa verifiche e riscontri immediati, ma anche strumento affascinante per chi voglia avvicinarsi per la prima volta al genio e al sapere del grande Maestro. 3 volumi rilegati di grande formato, stampati su preziosa carta avoriata, confezionati in un elegante cofanetto
Rilegato 24 x 33 cm. pag. 2000 illustrato
Stampato nel 2004 da Giunti Editore
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L’ architettura delle colonie d’oltremare. Un riflesso della «Modernità» fra sperimentalismo e identità nazionale
€24.00Giovanni Carbonara – Antonello Pagliuca – Pier Pasquale Trausi
Il processo di colonizzazione non fu certo esente dagli orrori della guerra e dallo sfruttamento delle risorse economiche, seppur mitigato da una politica coloniale molto meno invasiva rispetto a quella delle altre nazioni. Tuttavia, parallelamente non si può trascurare l’apporto costruttivo che l’Italia profuse al fine di creare, soprattutto in Africa, una “Nuova Italia d’Oltremare”, spesso impostando sostanziali modifiche all’ambiente di vita delle popolazioni indigene, pesando fortemente sulla storia e le tradizioni locali. In circa un decennio di intensa colonizzazione l’impegno dello Stato e dei coloni italiani (imprenditori, professionisti ed operai) si tradusse nella realizzazione di decine di piani urbanistici, centinaia di edifici e migliaia di chilometri d’infrastruttura che da una parte stravolsero, in poco tempo, l’assetto originario delle città conquistate, sebbene non senza difficoltà logistiche e tecniche, d’altra parte crearono una serie di infrastrutture, ad utilizzo anche delle popolazioni indigene, in parte rimpiante dalle stesse popolazioni locali, in seguito alla fine dell’occupazione italiana.
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Mussolini architetto – Propaganda e paesaggio urbano nell’Italia fascista
€32.00Grazie a un vasto impegno nelle opere pubbliche, la politica urbanistica del fascismo ha lasciato segni in molte città italiane: soprattutto con centri storici ristrutturati e lo sviluppo di insediamenti residenziali suburbani. Le opere pubbliche rispondevano a precise esigenze economiche e assolvevano anche a un intento propagandistico. Paolo Nicoloso ricostruisce l’attivismo architettonico mussoliniano, in un lavoro che non vuole essere una storia dell’architettura fascista ma una storia dell’architettura come strumento politico. Uno strumento governato direttamente dal Duce, che non si limitava a inaugurare le opere, ma che voleva seguire personalmente i lavori. Mussolini voleva creare uno stato totalitario moderno nel solco di una tradizione millenaria. E l’architettura italiana di quegli anni, dei razionalisti come dei tradizionalisti, oscillò nell’interpretazione di questo rapporto dialettico fra passato e presente.
Rilegato, 13,5 x 21 cm. pag. 316 con circa 80 illustrazioni b/n
Stampato nel 2008 da Einaudi
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Razionalismo e Linea Gotica. Architetture del Duce degli anni Trenta del Novecento in Emilia e Romagna
€24.90Jean Pascal Marcacci
Le opere del Regime in Emilia-Romagna e lungo tutta la Linea Gotica furono guardate con stupore e ammirazione dagli occupanti anglo-americani. Gli italiani del nuovo corso le trattarono prima come prede belliche, poi cercarono di dare loro una nuova destinazione quali opere pubbliche, cercando di fare sparire inutilmente i segni e gli emblemi dei tempi in cui furono concepite e costruite, ovvero gli anni Trenta dello scorso secolo. Le opere pubbliche di pregevole fattura e pregio architettonico quali: ponti, dighe, acquedotti, ex case del fascio, caserme, colonie, stadi littori; ma anche palazzi pubblici sedi di prefetture, scuole, università, banche ed assicurazioni, stadi ed ippodromi, perfino qualche chiesa, sono arrivate a noi tutte ben riconoscibili. Questo saggio storico-fotografico vi guida fra tali opere e permette la loro riscoperta.
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Scultura programmatica nel Terzo Reich – Corpi dogmatici, letali dettami di bellezza
€150.00Negli edifici pubblici di rappresentanza, in cui la NSDAP – il Partito nazionalsocialista tedesco dei lavoratori – volle mettere in scena con imponente grandiosità la sua potenza, alla scultura era riservato un ruolo di grande rilievo accanto all’architettura. Le opere degli scultori del Terzo Reich (da Arno Breker a Georg Kolbe e Josef Thorak, tra i tanti) dovevano conferire una realtà concreta alle figure dell’immaginario ideologico della NSDAP: erano quindi opere strettamente legate ai dettami razzisti dello Stato nazionalsocialista, presentate e osannate come esempi riusciti di affermazione dell’identità e della superiorità dei «tipi ariani». In questo volume Klaus Wolbert sottolinea la centralità del nudo nelle sculture del nazionalsocialismo, in un Terzo Reich in cui il primato della «bellezza» aveva anche lo scopo di far apparire lo Stato nazionalsocialista come tutore del «bello» e garante supremo di un ordine armonioso. La bellezza di imitazione «classica», tuttavia, nel pensiero programmatico degli ideologi dell’era hitleriana e nei nudi realizzati dagli scultori allineati con il regime, assunse anche una connotazione tragica: essa aprì la via, infatti, alla selezione e al declassamento dei corpi che non apparivano adeguati ai canoni «estetici» elaborati nei programmi ufficiali, squalificando così tutti gli individui che non risultassero sufficientemente «belli». Stigmatizzati come appartenenti a una «razza impura» o «inferiore». Valendosi di un’ottica interdisciplinare, Wolbert scandaglia in modo approfondito le premesse concettuali cui poterono agganciarsi i nazionalsocialisti nella elaborazione delle loro linee programmatiche, si interroga su come interpretare la funzionalità politica connessa al potere attrattivo dei nudi nell’arte plastica nazionalsocialista.
Rilegato, 25 x 34 cm. pag. 408 riccamente illustrato
Stampato nel 2019 da Allemandi
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Trentaquattro case del fascio Settant’anni dopo
€34.00La presenza del Partito Nazionale Fascista nel territorio si concretizza nella rete di case del fascio la cui edificazione è promossa dalle federazioni provinciali. L’operato della federazione di Padova è approfondito in questo volume nella specifica realtà dei centotré (al tempo centoquattro) paesi e cittadine dell’area del Brenta, del Cittadellese, del territorio di Camposampiero, della Saccisica, del Conselvano, del Monselicese, del territorio di Este e di Montagnana, dell’area dei Colli Euganei, e nel contesto dei dodici quartieri in cui dal 1936 è suddivisa la città di Padova. Ancora oggi l’immagine degli abitati è spesso segnata dai manufatti edilizi che, tra gli anni venti e trenta, i programmi dei federali e i progetti degli architetti e degli ingegneri hanno contribuito a erigere nelle piazze dei borghi. Trentaquattro sono gli edifici già sedi del partito nazionale fascista ancora rintracciabili nel territorio padovano. Il consolidamento delle strutture del partito fascista nei singoli contesti viene qui posto in relazione con la presenza nelle piazze delle architetture dello Stato e della Chiesa, mentre un successivo confronto tra l’assetto dei centri abitati negli anni del fascismo e le modificazioni succedutesi nel periodo postbellico introduce a considerazioni riguardanti la scala urbana e lo stato attuale. Come i casi superstiti testimoniano, le case del fascio insistevano su luoghi cardine della trama edilizia urbana.
Brossura, 15 x 21 cm. pag. 399 con molte foto e planimetrie b/n
Stampato nel 2014 da Marsilio