L’ ultima frontiera dell’onore – I sardi a Salò

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Furono diecimila i sardi che aderirono alla Repubblica di Salò (Rsi). Un numero consistente e ben superiore ai sardi che confluirono nella Resistenza. In gran parte militari, di quei 60-70 mila che all’indomani dell’8 settembre si ritrovarono di fronte alla drammatica scelta: aderire alla Rsi o finire nei campi di concentramento tedeschi. Molti erano sbandati sui vari fronti di guerra, soprattutto nei Balcani, o nella penisola. Chi non veniva subito catturato dai tedeschi doveva decidere se darsi alla macchia tentando di unirsi ai partigiani oppure far parte del nuovo esercito fascista. Numerosi arrivarono in qualche modo a Civitavecchia per cercare di rientrare in Sardegna dove i tedeschi si stavano ritirando senza combattere, ma non trovarono possibilità di imbarcarsi. Oltre ai militari si conta qualche migliaio di civili al Nord impiegati nell’amministrazione pubblica e che costretti o per propria decisione si arruolarono nella repubblica sociale. Non vi è dubbio che da un punto di vista quantitativo la partecipazione dei sardi al fascismo repubblicano fu rilevante. Ma ciò che desta sorpresa è la presenza qualitativa: a scegliere Salò furono il più grande musicista sardo del Novecento, Ennio Porrino, e il maggiore pittore, Giuseppe Biasi, morto tragicamente. E poi intellettuali, giornalisti, sindacalisti e militari di prestigio quali il generale Giuseppe Solinas. Comandante della divisione Granatieri di Sardegna dopo l’armistizio Solinas non solo non si defila, ma organizza la difesa di Roma contro i tedeschi. Dopo la fuga del re decide di stare con ciò che resta delle istituzioni e va con la Rsi.

Brossura, 13,5 x 21 cm. pag. 183

Stampato nel 2009 da Doramarkus

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Descrizione

Angelo Abis

Furono diecimila i sardi che aderirono alla Repubblica di Salò (Rsi). Un numero consistente e ben superiore ai sardi che confluirono nella Resistenza. In gran parte militari, di quei 60-70 mila che all’indomani dell’8 settembre si ritrovarono di fronte alla drammatica scelta: aderire alla Rsi o finire nei campi di concentramento tedeschi. Molti erano sbandati sui vari fronti di guerra, soprattutto nei Balcani, o nella penisola. Chi non veniva subito catturato dai tedeschi doveva decidere se darsi alla macchia tentando di unirsi ai partigiani oppure far parte del nuovo esercito fascista. Numerosi arrivarono in qualche modo a Civitavecchia per cercare di rientrare in Sardegna dove i tedeschi si stavano ritirando senza combattere, ma non trovarono possibilità di imbarcarsi. Oltre ai militari si conta qualche migliaio di civili al Nord impiegati nell’amministrazione pubblica e che costretti o per propria decisione si arruolarono nella repubblica sociale. Non vi è dubbio che da un punto di vista quantitativo la partecipazione dei sardi al fascismo repubblicano fu rilevante. Ma ciò che desta sorpresa è la presenza qualitativa: a scegliere Salò furono il più grande musicista sardo del Novecento, Ennio Porrino, e il maggiore pittore, Giuseppe Biasi, morto tragicamente. E poi intellettuali, giornalisti, sindacalisti e militari di prestigio quali il generale Giuseppe Solinas. Comandante della divisione Granatieri di Sardegna dopo l’armistizio Solinas non solo non si defila, ma organizza la difesa di Roma contro i tedeschi. Dopo la fuga del re decide di stare con ciò che resta delle istituzioni e va con la Rsi.

Brossura, 13,5 x 21 cm. pag. 183

Stampato nel 2009 da Doramarkus

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