La (dis)unità d’Italia – Guerra anticomunista sul Fronte Orientale dagli Arditi a Gladio

Silvio Maranzana

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    La (dis)unità d’Italia – Guerra anticomunista sul Fronte Orientale dagli Arditi a Gladio

    18.00

    L’autore, partendo dalle minacce d’invasione, provenienti dall’Est comunista, ripercorre i lunghi fili, nero e rosso che hanno caratterizzato la storia di Trieste, di Gorizia e della Venezia Giulia dalla fine della Prima Guerra Mondiale fino agli anni della strategia della tensione. Nell’imminenza dei festeggiamenti per i 150 anni dell’unità d’Italia e mentre si parla sempre della frattura tra Nord e Sud, l’appuntamento tende a mettere in luce come il nostro Paese sia stato invece spaccato, per certi versi fino ai nostri giorni, da un aspro conflitto (più complicata di una semplice contrapposizione tra fascisti e comunisti e tra italiani e slavi), che proprio su questo territorio ha fatto segnare alcune delle pagine più buie sul versante politico e etnico.

    Brossura, 15 x 21 cm. pag. 228 illustrato con circa 96 foto b/n

    Stampato nel 2010 da Edizioni Italo Svevo

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    Le armi per Trieste italiana. L’inchiesta giudiziaria che ha cambiato la nostra storia

    16.00

    Silvio Maranzana

    Venezia, Ponte di Rialto, fine anni Novanta. Dietro le bancarelle del mercato si apre il portone degli uffici giudiziari. In due visite nel suo studio il giudice istruttore Carlo Mastelloni fotocopia personalmente e mi affida un centinaio di fogli dattiloscritti che cambiano la storia recente di Trieste. Sono gli incartamenti tenuti nascosti dai governi che si sono succeduti e che si riferiscono al fino allora sconosciuto Ufficio Zone di confine che fece segretamente da tramite tra lo Stato italiano e il Territorio Libero di Trieste. L’Italia non abbandonò la città inviando fiumi di armi, celate poi in nascondigli scavati nottetempo a Trieste, e denari, foraggiando oltre a tutti i partiti italiani, 11 giornali settimanali, 43 sodalizi sportivi, 56 circoli culturali, 14 associazioni di combattenti, reduci e partigiani, 20 associazioni giovanili. Tutto per tenere vivo il sentimento di italianità e contrastare le mire sulla città della Jugoslavia comunista di Tito. Inoltre elementi triestini venivano addestrati segretamente in Friuli all’uso delle armi e degli esplosivi. Un fatto che secondo Mastelloni può far retrodatare la nascita di “Gladio” e collocarla proprio a Trieste già a metà degli anni Quaranta. Tutte però operazioni illegali che rischiarono anche di dare ossigeno a una componente neofascista che caratterizzò le cosiddette Squadre del Viale e di Cavana. Dinanzi a Mastelloni, Giulio Andreotti negò tutto, ma l’ex ministro della Difesa Paolo Emilio Taviani finì per ammettere: “Si error, felix error”. A confermare tutto c’era la mole di documenti trovati da Mastelloni che per la prima volta ho pubblicato in modo un po’ confuso una ventina di anni fa e che ora qui riordinati assumono un valore particolare in occasione del settantesimo anniversario del ritorno di Trieste all’Italia

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