Borovnica e altri campi di Tito

POW

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    Borovnica e altri campi di Tito

    28.00

    Franco Giuseppe Gobbato

    L’autore è riuscito a ricostruire, con diversi diari e fonti dei prigionieri, con i dati scientifici forniti da Istituti sloveni, con i documenti attinti dai vari Archivi, con testimonianze di provenienza alleata, della Croce Rossa Internazionale e dell’ospedale Militare di Udine, i momenti tragici della vita dei prigionieri del Campo di Concentramento di Borovnica (SLO). Non sono stati tralasciati neanche i numerosi campi di transito e stanziali che furono aperti in altri luoghi della ex Jugoslavia. Una “storia” da scoprire ora arricchita con nuovi documenti importanti e unici a distanza di 15 anni dalla prima pubblicazione, fotografie, cartine e le liste inedite dei prigionieri di Borovnica.

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    Catturati in Africa internati in India. I prigionieri italiani: le fughe dal Tibet ad Ancona. La Free Force Italia Redenta e la Repubblica Fascista dell’Himalaya

    18.00

    Lucio Martino

    Nelle parole del giornalista la storia dei prigionieri italiani catturati dagli inglesi in Africa, nel corso della Seconda Guerra Mondiale. Diecimila di loro, tutti ufficiali, vennero internati nel campo di Yol, ai piedi dell’Himalaya. Come vivevano? Come passavano i lunghi giorni di prigionia? Chi ebbe successo, a guerra finita, nella vita civile? Chi non ce l’ha fatta e perché? Come venne affrontato l’Armistizio quando anche nel Tibet nacque la Repubblica Fascista? Il libro è una galleria di eventi e di personaggi, dai compagni di fuga come i due ufficiali di Marina anconetani, Elios Toschi e Camillo Milesi Ferretti, vera ossessione degli inglesi, che sulle loro teste misero una taglia di 20.000 rupie, alle guide indù, o alle avventurose scalate himalayane di chi divenuto collaborazionista ebbe il permesso, di uscire dal campo, giurando sul proprio onore di rientrare o infine agli “irriducibili” che furono tutti raggruppati nel recinto 25, uno dei quattro di Yol.

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    Diecimila italiani dimenticati in India – La repubblica fascista dell’Himalaya

    15.00

    Situato a circa 1.800 metri di altezza alle pendici dell’Himalaya, in quella parte dell’India che si incunea tra il Tibet e l’Afghanistan, il Campo Yol ospitava – insieme a prigionieri di altri paesi – 10.000 ufficiali italiani di tutte le armi catturati dagli inglesi durante la II guerra mondiale, moltissimi nel gennaio del 1941 in Africa settentrionale. Catturati quindi all’inizio della guerra, i prigionieri italiani sacrificarono sei lunghi anni della loro vita. Nonostante ciò, a Yol regnarono sovrani lo spirito d’intraprendenza e soprattutto di inventiva, che servirono ai prigionieri sia a migliorare la vita nel campo che ad accrescere le proprie conoscenze in studi, discipline scientifiche, finanziarie, letterarie, artistiche e sportive, e tante altre attività in cui era indispensabile impegnarsi per non perdersi d’animo, per non perdere la ragione, per avere un obiettivo.

    Brossura, 17 x 24 cm. pag. 94

    Stampato nel 2012 da Herald Editore

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    Fascist Camps

    90.00

    Cesco Giulio Baghino

    Opera collettanea di Cesco Giulio Baghino e altri storici, tutti reduci della Repubblica Sociale Italiana che, trascorsero periodi diversi nei campi di concentramento alleati al termine della Seconda Guerra Mondiale. La parte iniziale del volume analizza su come nacquero i campi dei “non cooperatori” e la convenzione di Ginevra sui prigionieri di guerra. La parte più ampia del libro tratta dei campi per “non cooperatori” di Bikaner, Campo 25 (India), Londiani (Kenia), Burguret (Kenia), il campo 35 in Egitto, il campo di Hereford in Texas, il campo 211 in Algeria, il campo di Coltano e inoltre sulle donne prigioniere in Africa, sui prigionieri nei campi dell’URSS, sui prigionieri italiani nelle Haway e sui tentativi di guga dai Campi.

    Rilegato, 21 x 28 cm. pag. 450 con alcune foto b/n

    Stampato nel 1960 da Centro Editoriale Nazionale

    Condizioni del libro; usato in buone condizioni. Alcuni danni alla sovracopertina. E’ presente una dedica a penna nella terza pagina

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    Fascists’ criminal camp – La storia nascosta del campo di punizione per prigionieri di guerra italiani in Texas (1943-46)

    12.00

    Nel 2015 ricorre il 70° anniversario della conclusione della Seconda Guerra mondiale. Questo Saggio autobiografico, edito in forma semiclandestina a Roma nel 1948, ha il merito di illuminare un episodio triste quanto emblematico della storia di illustri prigionieri italiani negli USA. Fra gli altri furono internati ad Hereford gli scrittori Giuseppe Berto, Dante Troisi, Gaetano Tumiati e Vezio Melegari, i pittori Alberto Burri e Alberto Fagan, il musicista Mario Medici, il futuro dirigente del PCI Giovanni Dello Jacovo, il giuslavorista Gianni Roberti e il matematico Mario Baldassarri.

    Brossura, 15 x 21 cm. pag. 94 con circa 22 foto b/n e colori

    Stampato nel 2016 da Il Cerchio

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    Fascists’ Criminal Cam – Per non dimenticare…

    14.00

    Questo è un racconto dedicato ai fratelli dì tutte le prigionie, onoratamente sopportate e in particolare agli Ufficiali, Sottufficiali e Soldati del Prisoner of War Camp di Hereford, Texas USA. Chi ha scritto questo racconto, ricorda i soldati italiani assassinati nei Campi d’Africa e d’America nella lunga prigionia e rivolge alle famiglie l’abbraccio affettuoso di tutti i camerati che li hanno conosciuti e li onorano. La posizione assunta in prigionia di guerra di fronte agli avvenimenti dell’8 settembre e del Regno del Sud è stata netta e precisa e dichiaratamente per la Repubblica Sociale Italiana. I fratelli reduci dai terribili Campi di Russia, India, Kenia, Rodesia, Algeria, Sahara e Marocco, scrivano la loro storia affinché rimanga documentato che la brutalità e la bestialità non era patrimonio esclusivo dei detentori tedeschi. – Dall’introduzione di Roberto Mieville.

    Brossura, 15 x 21 cm. pag. 104

    Stampato nel 2003 da Associazione Culturale uno dicembre 1943

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    Fughe

    17.00

    Primo dovere di un militare prigioniero è cercare di fuggire. Un imperativo anche per molti soldati italiani finiti in mano inglese durante la Seconda guerra mondiale. Molti ci provarono, pochi ci riuscirono. Le avventure di questi uomini in fuga sono rimaste impresse nelle pagine di storia per coraggio, audacia e fantasia. Come quella dei due sommergibilisti Camillo Milesi Ferretti e Elios Toschi che si danno alla macchia una prima volta mescolandosi nella folla variopinta di Bombay, poi attraversando a piedi le impervie montagne dell’Himalaya, quella dell’aristocratico fiorentino Vanni Corsini che riesce a scappare dal campo di Eldoret insieme ad altri quattro amici, spacciandosi per un ufficiale inglese, quella di Pasquale Landi e Giorgio Pozzolini che dopo mesi di clandestinità affrontano un’odissea attraverso il Medio Oriente e i Balcani, oppure quella commovente di Giovanni Balletto, Enzo Barsotti e Felice Benuzzi evasi per scalare una vetta del monte Kenya e piantarci la bandiera italiana il 6 febbraio 1943.

    Brossura 14 x 21 cm. pag. 248

    Stampato nel 2011 da Mursia

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    Hereford. Prigionieri italiani non cooperatori in Texas

    28.00

    Flavio Giovanni Conti

    “Una doppia siepe di filo spinato, con torrette armate di riflettori e mitragliatrici, ci isolava dallo spazio attorno, che era un piatto deserto, senza un rilievo, un albero, una traccia umana, all’infuori del treno che a lunghi intervalli sfiorava la curva dell’orizzonte”. Dei militari italiani catturati dagli Alleati fra il 1940 e il 1943 51mila furono trasferiti in prigionia negli Stati Uniti. Dopo l’armistizio, in assenza di precisi ordini militari, non tutti i prigionieri accettarono di cooperare con gli americani, per fedeltà al fascismo o per altre convinzioni politiche. Tremila non cooperatori furono concentrati a Camp Hereford, in Texas. Sulla base di una ricchissima documentazione in gran parte inedita, il libro ricostruisce per la prima volta la storia di questo speciale campo, la vita e le complesse vicende dei prigionieri.

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    I campi dei vinti

    16.00

    Più di cinquantamila civili e militari sottoposti per mesi (alcuni per due interi anni) a una brutale limitazione della libertà, concentrati in campi di internamento insufficienti nelle strutture sanitarie, nell’alimentazione, nella tutela della dignità umana. Questa la realtà dei “campi dei vinti”, quei campi di concentramento realizzati in Italia fra l’estate del 1943 e la primavera del 1946 nei quali furono rinchiusi dagli Alleati e senza processo decine di migliaia di fascisti o presunti tali. Da Padula, in provincia di Salerno, a Collescipoli (Terni), da Coltano a Laterina, entrambi in provincia di Arezzo, da Miramare (Rimini) a Taranto, Paolo Leone ha tracciato una sorta di geografia del reticolato, senza dimenticare le decine di campi di transito dove venivano ammassati centinaia di prigionieri destinati, nel migliore dei casi, ad altri campi definitivi, ovvero agli improvvisati tribunali del popolo, che provvedevano a esecuzioni sommarie. Un saggio ampio e originale che fa luce sulle normative giuridiche e sulla vita quotidiana nei campi di internamento, sulle violenze cui furono sottoposti tanti italiani rei di avere combattuto dalla parte dei “vinti”, che divennero così la base di consenso del neofascismo italiano. L’importante vicenda storica e politica dei campi di concentramento in Italia per fascisti. Una storia che ha interessato più di cinquanta mila persone, civili e militari, e che è passata in questo lungo dopoguerra completamente sotto silenzio. Una ricerca innovativa nel panorama storiografico italiano, che dà un’immagine più completa delle vicende che segnarono la conclusione del secondo conflitto mondiale.

    Brossura 14,5 x 21 cm. pag. 200

    Stampato nel 2012 da Cantagalli

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    I militari italiani nei campi di prigionia francesi Nord Africa 1943-1946 – Memoriale del Toppa club

    16.00

    Il 13 maggio 1943 la 10° Armata italiana in Tunisia si arrese agli Alleati. Caddero nelle mani degli inglesi e degli americani 140.000 italiani, dei quali 37.500 vennero consegnati ai francesi. Per questi militari iniziò un periodo di lunghe marce nel deserto, tra furti, fame, disperazione, umiliazione e tormenti. Prigionieri dei goumiers, degli spahis, dei soldati senegalesi, comandati da ufficiali francesi astiosi e vendicativi, i soldati italiani fino al 1946 furono in balia dell’esercito di De Gaulle, che ne portò a morte quasi 4.000. Il libro raccoglie le memorie, i diari e le testimonianze di Quinto Bonapace, Ernesto Buttura, Luigi Calì, Delio Comucci, don Giacomo Franco, don Aurelio Frezza, Ezio Mesolella, Otello Morani, Enrico Pradelli, Giovanni Rogiani, Camillo Tacchi, Francesco Traversa, Gino Cavani. Tutti reduci che al ritorno in Italia fondarono l’associazione “Toppa club” per non dimenticare e ricordare come una toppa di stoffa cucita sulle logore divise sia stata per migliaia di uomini l’unico distintivo, l’unico documento, l’unico segno di appartenenza per quasi tre anni di prigionia.

    Brossura, 15 x 21 cm. pag. 304 con la riproduzione di alcuni documenti

    Stampato nel 2019 da Tralerighe Libri

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    I prigionieri italiani del Don nei campi di Stalin 1942 1954

    29.00

    Luca Vaglica

    Su circa 70.000 soldati italiani catturati dall’Esercito Rosso dopo la disfatta dell’ARMIR, 10.087 furono rimpatriati, ossia solamente il 14%. Tale percentuale risulta spaventosamente bassa soprattutto se confrontata con quella dei prigionieri di guerra italiani rimpatriati dalle altre potenze belligeranti Drammatiche sono state le circostanze in cui è avvenuta la cattura della maggior parte dei nostri militari: in pieno inverno russo (dicembre-gennaio 1942- 1943), caratterizzato da un’ondata di gelo eccezionale. Inoltre l’Unione Sovietica, almeno nel periodo iniziale, era quasi completamente sprovvista di lager capaci di ospitare le migliaia di prigionieri italiani, tedeschi, rumeni, ungheresi che vi affluivano in continuazione. Oltre che da queste tragiche condizioni di vita degli internati, la prigionia in Unione Sovietica fu contraddistinta da un altro fattore fondamentale: l’opera di propaganda e rieducazione politica svolta in maniera sistematica e asfissiante sui prigionieri.

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    I prigionieri tedeschi in mano statunitense in Germania (1945-1947)

    24.00

    Sulla copertina di questo succinto, ma accurato, lavoro, spicca la copertina di un pamphlet del War Department statunitense del novembre 1944. È una guida dal titolo What about the German Prisoner. Indirizzata a tutti i comandanti dei campi di prigionieri tedeschi in Germania nelle mani degli Alleati, forniva istruzioni relative all’identificazione dei prigionieri. Divideva questi ultimi in cinque categorie: opportunisti, antinazisti, non nazisti, soldati di professione, veri nazionalsocialisti. La guida si chiudeva con un chiaro avvertimento: “Occorre ricordare che i più giovani elementi nazionalsocialisti costituiranno il problema più difficile”. Il libro è costituito di sette svelti capitoli. Essi trascorrono dalla questione dell’enorme massa (circa sette milioni) di Displaced Persons, cioè dall’emergenza profughi, che diventa immediatamente una priorità per i comandi alleati e in particolare per gli statunitensi, a quella dei prigionieri nella difficile transizione della resa incondizionata, al controverso e mutevole atteggiamento statunitense verso la Germania e i tedeschi, alla realtà dei campi. Grazie alla ricca documentazione inedita raccolta, l’autrice fornisce interessanti elementi conoscitivi anzitutto proprio sul complesso “incontro fra Americani e Tedeschi (…) foriero di situazioni imprevedibili, che spesso sfuggono al controllo della alte gerarchie dell’esercito”, collocato com’è all’intersezione fra le direttive della propaganda di guerra e la realtà quotidiana del rapporto fra i due popoli in armi, mediato e ridefinito dal contatto diretto fra i militari statunitensi e le donne e i bambini tedeschi. Distingue con chiarezza, mediante le carte della Croce Rossa, fra i campi-transito del Reno, i più duri e tormentati, nei quali prevale una logica “punitiva da tutti i punti di vista” e “le difficilissime condizioni di vita dei prigionieri (…) sembrerebbero una conseguenza di una gestione sbrigativa e frettolosa, per non dire negligente”, e quelli per

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    Il campo 29

    13.00

    “Il campo 29” racconta un fatto storico probabilmente sconosciuto ai più: la prigionia, durante la Seconda guerra mondiale, di circa diecimila ufficiali italiani concentrati in quattro campi a Yol, ai piedi della catena himalayana. Ma in realtà il campo 29 non esisteva, c’erano il 25, il 26, il 27 e il 28, il 29 era solo nel gergo dei prigionieri perché quando ne moriva uno dicevano “è andato al 29”. Sergio Antonielli descrive le sofferenze fisiche – la denutrizione, la febbre del filo spinato, il clima insopportabile – ma soprattutto concentra il suo racconto sulla prigionia come condizione esistenziale. La sospensione della vita nel campo, le ore trascorse a riprendere le proprie attività nel punto dove le si erano lasciate: il professore studia, il commerciante traffica, il sarto taglia e cuce. Un’amara e fittizia recita collettiva per cercare di mascherare il progressivo disfacimento dell’uomo e tentare, se possibile, di sopravvivere.

    Brossura, 11 x 18 cm. pag. 312

    Stampato nel 2009 da ISBN Editore

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    Il caporale – Dal passo Halfaya a Pietermaritzburg-Zonderwater. Libia-Sudafrica 1941-1947

    15.00

    “I presidi di Sollum e di Halfaya, accerchiati ed ininterrottamente battuti da artiglierie di ogni calibro e dall’aviazione, rimasti da tre giorni causa il maltempo privi di rifornimenti aerei, specie di acqua anche per i soli feriti, dopo due mesi di eroica lotta sono stati costretti a desistere da ogni ulteriore ormai impossibile resistenza”. Con il Bollettino militare n. 595 del comando superiore italiano si concluse la battaglia al Passo di Halfaya sul confine tra l’Egitto e la Libia tra le forze britanniche e le unità italo-tedesche. Raffaello Cei era inquadrato nel 2° Reggimento Articelere “Emanuele Filiberto Testa di Ferro”, come conducente di trattori utili allo spostamento delle artiglierie e al trasporto del munizionamento e vettovagliamento. Era un giovane artigliere italiano impegnato sul fronte libico e nel gennaio del 1942 al Passo di Halfaya, dopo settimane di dura battaglia, venne catturato dagli inglesi e condotto in prigionia prima in Egitto e poi in Sudafrica. Qui venne rinchiuso nel campo di prigionia di Pietermaritzburg, il campo di transito del più famoso e immenso campo di Zonderwater.

    Brossura, 15 x 21 cm. pag. 174

    Stampato nel 2020 da Tralerighe Libri

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    Il dossier segreto dei crimini francesi Vol 1. Le Marocchinate. La’ dove tutto ebbe inizio

    25.00

    Emiliano Ciotti

    Questo volume vuole raccontare, con documenti alla mano, le “gesta eroiche” della Francia contro una nazione ferita mortalmente dalla guerra, l’Italia. Un odio antico del popolo francese contro quello italiano che sotto l’impulso della “pugnalata alla schiena” del 1940 ha generato un’ondata di nazionalismo esaltato, trasformandolo fisicamente in torture ed uccisioni contro chi era colpevole di essere italiano in terra francese. Nel “dossier della vergogna”, una sintesi di oltre 1800 pagine della relazione che la Presidenza del Consiglio dei Ministri italiano trasmise nel 1945 alla Commissione Alleata, vengono svelate le torture ai danni dei prigionieri, confermando ancor di più come i francesi si siano accaniti contro il popolo italiano tutto, militari e civili inermi, per vendicare l’attacco alla Francia del giugno del 1940.

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    Il purgatorio dei vinti. La storia dei prigionieri fascisti nel campo di Coltano

    21.00

    Gianni Oliva

    Da Raimondo Vianello a Enrico Maria Salerno, da Walter Chiari a Enrico Ameri, dal giornalista Mauro De Mauro all’anziano scrittore americano Ezra Pound, dal futuro ministro Mirko Tremaglia all’olimpionico della marcia Pino Dordoni: ci sono tanti nomi diventati illustri tra gli oltre trentamila militi e sostenitori della Repubblica sociale italiana ammucchiati, a fine guerra, nel campo di prigionia allestito dagli Alleati a Coltano, alle porte di Pisa. Sono i vinti della guerra civile, per la maggior parte «ragazzi di Salò», che dopo l’8 settembre hanno scelto la continuità con i valori del Ventennio e in nome di un immutato senso della patria e dell’onore sono andati a cercare la dannunziana «bella morte», schierandosi, con quella che viene comunemente definita, “la parte sbagliata della storia”.

    Rilegato, 16 x 24 cm. pag. 206

    Stampato nel 2023 da Mondadori

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    Il vento del deserto – Africa settentrionale 1942-1945

    16.00

    Questo è il diario di un giovane ufficiale italiano che, dopo aver frequentato l’Accademia a Torino, viene assegnato al 26° reggimento di artiglieria della divisione “Pavia” in Africa settentrionale. A El Alamein, nel corso dei violenti combattimenti contro le forze britanniche viene fatto prigioniero e rinchiuso nel campo di Geneifa prima e a Heiwan poi. Da qui riesce ad evadere per poi affrontare dei lunghi periodi di clandestinità fino al trattato di pace di Parigi nel 1947. Con realismo e ironia, in un linguaggio semplice e direto, l’autore ci narra una storia vera di guerra, prigionia, evasione e sopravvivenza in territorio nemico.

    Brossura, 14 x 21 cm. pag. 175

    Stamapto nel 2008 da Mursia

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    Io prigioniero in Texas – Un paracadutista della «Folgore» da Anzio ad Hereford 1943-45

    17.60

    L’autore poco piu’ che diciasettenne si arruolo’ volontario nella Repubblica Sociale Italiana e precisamente nel reggimento paracadutisti “Folgore”. Dopo l’addestramento a Spoleto e a Friburgo arriva sul fronte ad Anzio dove viene catturato; in seguito è internato nel Fascist Criminal Camp di Hereford nel Texas dove subisce, insieme ad altri commilitoni, l’ostracismo (in quanto non cooperatore) degli americani, prolungando tra l’altro la sua permanenza nel campo fino agli inizi del 1946 quando viene liberato.

    Brossura, 16 x 23,5 cm. pag. 150 illustrato con 48 foto b/n

    Stampato nel 2005 da Lo Scarabeo

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    La mia Decima – Da Malta al P.O.W.C. delle Hawaii. Le avventure di un ardito del mare

    20.00

    Il sottotitolo “Le avventure di un Ardito del mare” spiega perchè questo documento sia di eccezionale interesse: l’avventura di Fiorenzo Capriotti, uno degli incursori di Malta, miracolosamente sopravvissuto a Moccagatta e Tesei. Capriotti, che pilotava uno dei barchini lanciati contro le ostruzioni del porto, rimase in azione quando tutti i compagni erano fuori combattimento e proseguì con estremo sangue freddo e senso del dovere fino a quando gli Inglesi lo fecero prigioniero. Da quel momento resistette per cinqua anni ad un’aspra prigionia in Inghilterra e negli Stati Uniti. Il libro racconta la sua storia e ricorda dell’impresa di Malta, alcuni particolari assolutamente ignorati.

    Brossura, 17 x 24 cm. pag. 222 illustrato con circa 74 foto b/n oltre a numerose riproduzioni di documenti

    Stampato nel 2010 da Sarasota

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    La notte piangevo. Prigioniero in Sudafrica. Canazei – Zonderwater 1941-1946

    15.00

    Luigi Dantone

    Luigi Dantone l’11 aprile 1941 si imbarcò a Napoli per partecipare alle operazioni militari in Africa Settentrionale con il 9° Autoreparto misto, della Divisione motorizzata “Trento”. Il 4 dicembre 1941, durante la seconda battaglia di Bir el Gobi, venne catturato dagli inglesi. Trasferito in un campo ad Alessandria d’Egitto, fu registrato come P.O.W 176123. Venne poi trasferito nel campo numero 306 di Geneifa a ridosso del canale di Suez. Il 22 dicembre del 1941 fu imbarcato sul piroscafo “S.S. City of Canterbury” che lo portò a Durban in Sudafrica. Sbarcato il 7 gennaio 1942 venne tradotto per ferrovia nel campo di Zonderwater nel Transvaal dove rimase fino al gennaio/febbraio del 1943. Successivamente fu trasferito nel Campo di Worcester. Nel luglio del 1946 venne nuovamente internato a Zonderwater. Solo a fine dicembre del 1946 venne rimpatriato. Il libro contiene anche la corrispondenza che Luigi Dantone aveva avuto con una ragazza prima della partenza per l’Africa. Lei, dopo molte vicissitudini e lutti, al termine della guerra diventerà la moglie.

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    La repubblica fascista dell’Himalaya

    24.00

    La Repubblica fascista dell’Himalaya è sicuramente il libro piu’ singolare di Leonida Fazi, che sfugge ad ogni classificazione. In esso si riferisce il vero stato dei prigionieri di guerra “repubblicani Fascisti”, impossibile e tuttavia esistito in una citta’ senza nome ai piedi dei contrafforti dell’Himalaya. La inconsapevole caduta e la voluta resurrezione di un personaggio reale ma collettivo; una storia di uomini, spietata tra miserie e grandezze, un affresco sui campi di battaglia e sulla guerra, acuto e penetrante da leggere e meditare con attenzione.

    Brossura, 15 x 20 cm. pag. 476

    Stampato nel 2005 da Settimo Sigillo

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    Marò a sedici anni – Con la Divisione San Marco in Liguria 1944-1945

    15.00

    Spinto dall’amor di patria, Sergio Moro, appena sedicenne, si arruola volontario nella Regia Marina nel 1943. Ma il suo sogno si infrange subito con il diffuso disfattismo di molti suoi compagni, e con l’8 settembre 1943, che lo coglierà a Pola. Catturato dai tedeschi e poi dai partigiani titini, riuscirà rocambolescamente a raggiungere la sua famiglia a Novara. La sua volontà di servire l’Italia lo porterà nuovamente sotto le armi, entrando volontario nella costituenda Divisione F.M. “San Marco” della RSI: dopo il meticoloso e duro addestramento in Germania, Moro, come i suoi camerati, rimarranno delusi di non essere inviati al fronte contro gli Alleati, ma saranno schierati in Liguria in funzione antisbarco. La lotta partigiana e l’inattività nei presidi logorerà la divisione, ma, come messo in evidenza da Moro nel suo scritto, proprio nel momento più buio, cioè nel ripiegamento verso il nord nell’aprile 1945, la divisione ritroverà la sua compattezza ed efficienza combattiva, aprendosi tenacemente la strada tra le forze partigiane che tentavano inutilmente di sbarrare il cammino. Dopo la resa, l’autore descrive la sua prigionia, tra le angherie dei partigiani e le dure condizioni del POW Camp di Coltano, il ritorno a casa, e il dopoguerra.

    Brossura, 14 x 21 pag. 104 con 48 tra foto e documenti in b/n e 7 foto a colori

    Stampato nel 2008 da  Italia Storica

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    Nato nel giorno di San Marco! Fascismo RSI Coltano

    12.00

    Una fondamentale testimonianza di un periodo della storia d’Italia che ancora oggi è fonte di scontro sociale: il biennio ’43-’45, che aggiunge un tassello importante al vuoto storico lasciato dalla scuola. Testimonianza in prima persona di un protagonista che, dopo aver combattuto sulla Linea Gotica, fu catturato dagli Americani durante il ripiegamento verso il Nord, e internato nel campo di concentramento di Coltano.

    Brossura, 14 x 20 cm. pag. 95 con 65 foto b/n

    Stampato nel 2005 da Novantico

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    Prigionieri di guerra italiani in Pennsylvania 1944-1945

    30.00

    Durante la seconda guerra mondiale il deposito militare di Letterkenny, a Chambersburg, in Pennsylvania, ospitò circa 1.250 prigionieri di guerra italiani, dei 50.000 presenti negli Stati Uniti. Organizzati nel 321° battaglione di cooperatori, da maggio 1944 a settembre 1945 lavorarono allo stoccaggio, riparazione e spedizione di armi, munizioni, veicoli e altro equipaggiamento ai fronti di guerra del Pacifico e dell’Europa, contribuendo in questo modo al grande sforzo americano nella guerra contro le potenze dell’Asse. I cooperatori di Letterkenny beneficiarono di maggiori libertà rispetto ai normali prigionieri, oltre che dell’aiuto di numerosi italoamericani della costa atlantica. Nel deposito costruirono vari edifici e in particolare una chiesa e un campanile dichiarati nel dopoguerra monumento storico. L’esperienza di questi prigionieri viene qui raccontata per la prima volta nei suoi vari aspetti, dalla cattura fino al loro reinserimento nell’Italia postbellica e per alcuni, al ritorno negli Stati Uniti come liberi cittadini Tutto ciò è stato possibile grazie alla documentazione reperita negli archivi statunitensi e italiani e a quella fornita dai tanti parenti, italiani e d’oltre Atlantico, oggi raccolti nell’Associazione per la Memoria dei Prigionieri Italiani di Letterkenny (A.M.P.I.L.). In questo modo un altro tassello viene aggiunto alla conoscenza del vasto e interessante tema della prigionia dei soldati italiani nel secondo conflitto mondiale

    Brossura, 15,5 x 21,5 cm. pag. 371 + 16 pagine fuori testo con fot b/n

    Stampato nel 2019 da Il Mulino

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    Prigioniero in Kenia -1941-1945

    14.00

    Mentre in Africa Settentrionale le divisioni italo-tedesche, circondate dalle forze anglo-americane in Tunisia, sono ormai vicine alla resa, il maggiore Mario di Castri, fatto prigioniero nel 1941 dagli inglesi nell’Africa Orientale, inizia a scrivere le sue memorie cercando di sopravvivere alle ore lente del campo di concentramento, ignaro di quanto sta accadendo sugli altri fronti di guerra. I rapporti umani con gli altri ufficiali, le buone letture e i ricordi sono l’unico carburante per andare avanti e scordare la guerra e la sconfitta. Nella sua baracca con il tetto di lamiera, fra vecchie divise stese al sole, l’ufficiale ricorda gli anni passati al collegio della Nunziatella a Napoli, riporta alla mente la partenza come volontario per la Grande Guerra, la campagna d’Etiopia, la sua vita in colonia, gli amici cari e la breve e sfortunata battaglia di Somalia. La storia della prigionia di un pluridecorato ufficiale italiano raccontata da un punto di vista particolare: quello di un diario ricostruito sulla base di documenti, racconti e ricordi, che si intrecciano per dare vita a una testimonianza in cui prevale l’aspetto umano rispetto a quello operativo.

    Brossura, 14 x 21 cm. pag. 165

    Stampato nel 2011 da Mursia

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    R.S.I. – Il campo 29

    19.00

    Il campo 29 racconta un fatto storico probabilmente sconosciuto ai più: la prigionia, durante la Seconda guerra mondiale, di circa diecimila ufficiali italiani concentrati in quattro campi a Yol, ai piedi della catena himalayana. Ma in realtà il campo 29 non esisteva, c’erano il 25, il 26, il 27 e il 28; il 29 era solo nel gergo dei prigionieri perché quando ne moriva uno dicevano: «È andato al 29». Sergio Antonielli descrive le sofferenze fisiche – la denutrizione, la febbre delfilo spinato, il clima insopportabile – ma soprattutto concentra il suo racconto sulla prigionia come condizione esistenziale. La sospensione della vita nel campo, le ore trascorse a riprendere le proprie attività nel punto dove le si erano lasciate: il professore studiava, il commerciante trafficava, il sarto tagliava e cuciva. Un’amara e fittizia recita collettiva per cercare di mascherare il progressivo disfacimento dell’uomo e tentare, se possibile, di sopravvivere.

    Brossura, 13 x 19,5 cm. pag. 292

    Stampato nel 1952 da Edizioni Europee

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    Seconda Guerra Mondiale – 12 anni di prigionia nell’URSS

    15.00

    Testimonianza unica per sincerità, schiettezza e, nonostante tutto, serenità narrativa. Reginato pagò come pochi altri la sua dignità di soldato italiano, di medico dedito al sacrificio, di uomo libero, tutte qualità che lo esposero personalmente alle repressioni del regime stalinista, appoggiato direttamente dai comunisti italiani in URSS in tempo di guerra. Il testo ripercorre l’infame calvario a cui l’autore fu sottoposto per quasi 12 anni, mettendo in luce sia le angherie di cui lui e i suoi compagni furono vittime, che la grande umanità che caratterizzò il suo operato anche nelle circostanze più aberranti. Libro consigliato a chi voglia approfondire con onestà intellettuale verità storiche colpevolmente tenute nascoste per oltre mezzo secolo dalla storiografia filo-comunista (cioè quasi tutta la storiografia italiana)

    Rilegato, 14,5 x 22 cm. pag. 260 + 8 pagine fuori testo con 17 illustrazioni b/n

    Stampato nel 1966 da Garzanti
    Condizioni del libro: usato in buono stato con sovracopertina

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    Seconda Guerra Mondiale – Criminal camp. Storia degli anni perduti

    23.00

    Durante la Seconda Guerra Mondiale 1.200.000 italiani caddero prigionieri: 500.000 erano stati catturati dagli alleati prima dell’8 settembre 1943, 700.000 furono catturati dai tedeschi dopo l’armistizio. La loro è una storia di terribili sofferenze, che accomuna le decine di migliaia di morti, per freddo, tifo, fame nei campi russi, alle vittime delle fucilazioni ordinate dai tedeschi, a quanti infine furono distrutti nel corpo e nello spirito dalle durissime condizioni dei campi di internamento inglesi, francesi e americani. Beppe Pagolotti fu uno di loro. La sua personale tragedia cominciò il 16 settembre 1940 e terminò solo a natale del 1946: più di sei anni di prigionia in un campo britannico sotto l’Himmalaya.

    Rilegato, 14,5 x 22,5 cm. pag. 300

    Stampato nel 1987 da Mondadori

    Condizioni del libro: usato in perfette condizioni con sovracopertina

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    Seconda Guerra Mondiale – Vengo dalla Siberia

    22.00

    Giovanissimo, nel giugno del 1942 Carlo Silva parte per la guerra destinato al fronte russo. fatto prigionierio a Cercovo verso la fine dello stesso anno, rimane in Russia tra ospedali e campi di concentramento per quasi tre anni. da Cercovo all’ospedale di Sumikha, dal Karaganda a Paktaral, cioè dalla Siberia all’Uzbekistan, dal freddo paralizzante al caldo torrido dei campi di cotone, l’Autore descrive le tappe della sua prigionia, segnate da esperienze e vicissitudini d’ogni genere. A distanza di tempo, quel mondo appare come irreale e fantastico e perciò nitidamente distaccato. Silva ha sofferto fisicamente e moralmente quel calvario, ma nel rievocare fatti e persone, riesce a non farsi condizionare dalla drammaticità degli eventi e a mantenere quindi intatto il suo equilibrio

    Rilegato, 14,5 x 21,5 cm. pag. 223 + 12 pagine fuori testo con foto b/n

    Stampato nel 1974 da Bietti

    Condizioni del libro: usato in ottime condizioni con sovracopertina

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    Soldati e prigionieri italiani nella Grande Guerra

    25.00

    Mauthausen e Theresienstadt sono nomi che riportano alla memoria i campi di internamento tedeschi del secondo conflitto mondiale. Ma quei luoghi furono anche i centri di raccolta dei 600.000 prigionieri italiani catturati nella guerra del 1915-18, che in quei campi, e in molti altri, vissero e morirono: di essi più di 100.000 non fecero ritorno alle loro case. La responsabilità di quei morti non fu dei governi nemici: essa ricade al contrario sulle autorità politiche e militari italiane. Oltre a fare luce per la prima volta su questo evento drammatico della storia d’Italia, celato dalle fonti ufficiali e ignorato dalla storiografia, “Soldati e prigionieri italiani nella Grande guerra” fornisce anche un quadro dell’esperienza di vita sia dei prigionieri sia dei soldati al fronte con l’ausilio di documenti archivistici inediti e soprattutto attraverso le lettere bloccate dalla censura, qui abbondantemente riportate.

    Brossura, 14 x 21 cm. pag. 528

    Stampato nel 2016 da Bollati Boringhieri

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