Carri Ariete combattono. Le vicende della divisione corazzata Ariete nelle lettere del tenente Pietro Ostellino Africa Settentrionale 1941-1943

Ariete

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    Carri Ariete combattono. Le vicende della divisione corazzata Ariete nelle lettere del tenente Pietro Ostellino Africa Settentrionale 1941-1943

    18.00

    Carri armati nemici fatta irruzione a sud. Con ciò Ariete accerchiata. Trovasi circa cinque chilometri a nord ovest Bir el Abd. “Carri Ariete combattono.” Fu questo l’ultimo drammatico radiomessaggio inviato dai corazzati della divisione Ariete alle 15,30 del 4 novembre 1942, poco prima di essere annientati nel corso dell’ultima decisiva battaglia di El Alamein. Ma, a dispetto del titolo, questo non è soltanto un libro di guerra. Nelle lettere spedite a casa dal tenente Pietro Ostellino si troverà soprattutto il racconto delle vicissitudini di un giovane ufficiale del Regio Esercito chiamato a compiere il proprio dovere in Africa Settentrionale. Gli eventi bellici fanno da cornice ad un’avventura umana protrattasi per oltre due anni in Libia, in Egitto ed infine in Tunisia. Il suo epistolario ha consentito di ricostruire un valido spaccato della vita quotidiana dei combattenti ed in particolare dei carristi dell’Ariete di cui, finalmente, sono state raccontate nel dettaglio le gesta compiute nel secondo conflitto mondiale.

    Brossura 14 x 21 cm. pag. 374 con 55 foto b/n

    Stampato nel 2016 da Prospettiva Editrice

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    La divisione Ariete a Bir El Gobi. Le due battaglie

    18.00

    Andrea Rebora

    La divisione corazzata Ariete ebbe l’onore di essere l’unità del Regio Esercito più citata sui bollettini di guerra emanati dal Comando Supremo italiano nel corso del secondo conflitto mondiale. Si coprì di gloria nelle alterne vicende che caratterizzarono gli eventi bellici sul fronte nordafricano e, in particolare, i carristi dettero prova del loro valore nelle due battaglie combattute a Bir El Gobi, la prima il 19 novembre e la seconda tra il 4 e il 7 dicembre del 1941. Nello scontro iniziale, combattuto tra corazzati nelle assolate distese del deserto marmarico, i carri M13 italiani furono capaci di arrestare l’avanzata di un nemico fino a quel momento ritenuto superiore per numero e potenza di fuoco. Alcuni giorni dopo, un nuovo attacco sferrato dagli inglesi contro il caposaldo di Bir El Gobi s’infranse contro il muro di uomini e di acciaio del reggimento Giovani Fascisti e di una compagnia di carri L3 dell’Ariete, interrati e utilizzati come postazioni fisse di mitragliatrici. Due episodi di eroismo che dimostrano come tra le sabbie infuocate della Libia, dell’Egitto e finanche della Tunisia se mancò la fortuna non venne certo meno il valore dei nostri soldati.

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