Con l’Italia mai! La storia mai raccontata dei mille del papa

Alfio Caruso

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    Con l’Italia mai! La storia mai raccontata dei mille del papa

    17.00

    Non erano mercenari, né ladroni, coloro che nel decennio dal 1860 al 1870 impugnarono le armi per difendere Pio IX. Erano principi, conti, marchesi, duchi, baroni. Provenivano dalla Francia e dall’Austria, dalla Germania e dalla Spagna. Li univa un forte sentimento cattolico e una discreta avversione nei confronti della nuova Italia, secondo loro in mano alla massoneria. Poi c’erano soldati di ventura olandesi e tedeschi attratti dal discreto soldo, irlandesi venuti a Roma in odio all’Inghilterra protestante, canadesi obbligati dai vescovi. Dal 1860 al 1870 costituirono il nucleo principale dell’esercito del Papa. E nell’anno di porta Pia ne arrivarono un migliaio sicuri di ripetere le prodezze di Mentana. A loro si unirono tanti emiliani, toscani, marchigiani, laziali cementati da un odio profondo per l’unità d’Italia e convinti che l’unica forma di Paese accettabile potesse coagularsi sotto l’egida del pontefice.

    Rilegato, 14 x 21 cm. pag. 320 con alcune mappe b/n

    Stampato nel 2015 da Longanesi

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    Incursori del Re

    20.00

    Alfio Caruso

    La Decima Flottiglia Mas rappresenta una gloriosa storia militare, una storia di lealtà e coraggio, di patriottismo, disciplina ed eroismo. Prima di tutto questo, a cavalcioni dei celebri «maiali», e a differenza di tanti ammiragli, che nonostante le corazzate di cui disponevano non sfidarono mai gli inglesi in battaglia, gli uomini della X Mas assaltarono per tre anni le due principali roccheforti nemiche nel Mediterraneo, Gibilterra e Alessandria, e s’immolarono a Malta proprio per supplire alle deficienze della Marina. Le piccole storie private di ciascuno di loro svelano che ne avrebbero fatto volentieri a meno. Intrisi di sincero patriottismo, si batterono in una guerra che sapevano già di perdere. Trentun medaglie d’oro raccontano il loro comportamento meglio di tante parole. Paradossalmente furono gli inglesi i cantori delle imprese della X flottiglia Mas. Lionel Crabb, leggendario agente dell’MI6, numero uno dei sub britannici e responsabile della squadra anti-incursori di Gibilterra, onorava i caduti italiani lanciando in mare corone di fiori.

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    Quando la Sicilia fece guerra all’Italia

    17.60

    Per quanto non dichiarata, la guerra che si combatté in Sicilia tra lo sbarco angloamericano nel 1943 e l’uccisione di Salvatore Giuliano nel 1950 fu ad altissima intensità. Cambiarono i pupi e gli scenari, ma il puparo rimase sempre il Partito unico siciliano (massoni, imprenditori, boss di Cosa Nostra, politici d’ogni colore, giudici). E suoi alla fine furono i guadagni. Sette anni di anarchia e terrore, con lo Stato ospite indesiderato. Cominciarono i grandi proprietari terrieri e i nobili per difendere anche i centimetri dei latifondi. Proseguirono gli agitatori fascisti per sabotare la leva obbligatoria. Poi avvennero le rivolte contro la politica dell’ammasso, la guerriglia per il pane, la ribellione di cento comuni, dove l’esercito per ristabilire l’ordine usò mitragliatrici, cannoni, blindati. In un misterioso agguato venne ucciso il personaggio più singolare, Antonio Canepa, professore universitario: nella sua breve vita preparò un attentato a Mussolini, guidò lo spionaggio britannico nell’isola, infiammò con un libello i cuori indipendentisti, si iscrisse clandestinamente al Pci. A intorbidare le acque provvidero la congiura per instaurare i Savoia a Palermo e l’arruolamento nell’Esercito dei volontari per l’indipendenza siciliana. Ne sarebbero discese le stragi di Portella della Ginestra e degli otto carabinieri di Feudo Nobile, sulle quali tuttora proseguono misteri e depistaggi…

    Rilegato, 15 x 23 cm. pag. 315

    Stampato nel 2014 da Longanesi

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    Seconda Guerra Mondiale – In cerca di una patria

    12.00

    L’8 settembre 1943, alla notizia dell’armistizio, tanti militari italiani impugnano le armi contro i tedeschi. In Italia, in Francia, in Jugoslavia, in Grecia, in Albania, nelle isole del Mediterraneo soldati, ufficiali e diversi generali prendono le armi contro i loro ex-alleati. In tre settimane i caduti sono circa 25.000, non pochi di essi fucilati dopo la resa. Si dissolvono gli alti comandi, ma un certo numero di reduci dai vari fronti di guerra rispondono (obbligatoriamanete) alla chiamata per ricostituire un esercito da schierare accanto agli Alleati.

    Rilegato, 14 x 21 cm. pag. 292

    Stampato nel 2005 da Longanesi

    Condizioni del libro: usato in ottime condizioni con sovracopertina

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    Seconda Guerra Mondiale – Italiani dovete morire

    11.00

    Il volume ripercorre la rappresaglia perpetrata dalla Wehrmacht contro la divisione “Acqui” nell’isola di Cefalonia, all’indomani dell’armistizio che l’8 settembre 1943 lasciò l’esercito italiano abbandonato a se stesso, da parte di Badoglio e dello stesso monarca. Il numero dei caduti e dei fucilati fu, senz’altro, enorme. Senza andare a sindacare la cronologia dei fatti, che altri libri espongono egreggiamente, bisogna dire che molti storici aggiungono al computo dei caduti, i soldati che perirono sulle navi tedesche, affondate dagli alleati, che portavano i soldati italiani in prigionia.

    Rilegato, 14 x 21 cm. pag. 292

    Stampato nel 2000 da Longanesi

    Condizioni del libro: usato in ottime condizioni con sovracopertina

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    Seconda Guerra Mondiale – Tutti i vivi all’assalto. Russia, settembre 1942 marzo ’43 L’epopea degli alpini dal Don a Nikolajewka

    15.00

    Nel luglio 1942 l’Armata italiana in Russia contava circa 230.000 uomini, più veicoli, carri, materiali vari e animali. Per il trasporto furono necessari duecento convogli ferroviari. In seguito all’offensiva sovietica del dicembre di quell’anno, cominciò una disastrosa ritirata che continuò per centinaia di chilometri nella sterminata pianura russa: ogni giorno duri combattimenti falciarono migliaia di soldati. Il resto, e fu il più, lo fece il gelo. Male armati, peggio equipaggiati, in condizioni disumane, 70.000 vennero fatti prigionieri: la maggior parte morì di stenti nei campi di prigionia.

    Rilegato, 14,5 x 21 cm. pag. 386

    Stampato nel 2003 da Longanesi

    Condizioni del libro: usato in ottime condizioni con sovracopertina

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