L’Italia repubblicana e l’eredità del fascismo

Edizioni dell'Orso

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    L’Italia repubblicana e l’eredità del fascismo

    18.08

    Il volume, che raccoglie e riorganizza una serie di saggi apparsi nell’ultimo quindicennio, affronta due problemi storici di centrale importanza: i problemi e le contraddizioni dell’ultimo cinquantennio e l’eredità istituzionale, politica, economica e culturale della dittatura fascista. A mano a mano che emergono con maggior chiarezza i problemi irrisolti del nostro paese (arretratezza dello Stato e del sistema politico, eccesso di centralismo e scarse autonomie locali, distacco tra la società civile e la classe politica di governo come di opposizione, eccessiva dipendenza dei mezzi di comunicazione dalle forze politiche) diventa sempre più evidente il peso che il passato continua a esercitare sull’Italia di oggi. Analisi a senso unico, l’autore scorda che i fatti a cui fa riferimento, sono avvenuti sett’antanni fa….. In questo lasso di tempo si può cambiare, come hanno fatto altri paesi, altrimenti tiriamo in ballo alche il centralismo borbonico…

    Brossura, 15 x 21 cm. pag. 284

    Stampato nel 2001 da Edizioni dell’Orso

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    Le rune in Italia

    35.00

    Questo volume raccoglie una buona parte dei saggi dedicati da Ute Schwab a iscrizioni runiche. Un filone di ricerca che si snoda negli anni, dai primi contributi relativi a quelle presenti in Italia ai più recenti riservati alla lettura e all’interpretazione di iscrizioni relative ad altre zone europee. Questi contributi riconfermano il costante interesse della Studiosa a indagare con sottile acume aspetti della cultura germanica attraverso la lettura attenta e puntuale e, conseguentemente, l’interpretazione di testi come quelli runici, in cui non mancano problemi e insidie.

    Brossura, 15 x 21 cm. pag. 370 con alcune illustrazioni b/n

    Testo in lingua tedesca

    Stampato nel 2009 da Edizioni dell’Orso

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    Mussolini e il «grande impero» – L’espansionismo italiano nel miraggio della pace vittoriosa (1940-1942)

    35.00

    Quando la vittoria sembrava a portata di mano e l’Italia sul punto di guadagnare un facile, quanto imprevisto, successo militare, nei vari ministeri del governo di Mussolini si iniziò a pensare a come tradurlo in termini territoriali. Fu nell’estate del 1940 che presero fattezze ben definite i progetti di espansione territoriale e coloniale del fascismo in Africa e nel vicino-medio Oriente: oltre alle tradizionali rivendicazioni irredentistiche come Corsica, Nizza, Dalmazia e Malta, le amministrazioni militari e politiche misero sulla carta un piano di integrale sostituzione italiana nei vari possedimenti africani-asiatici inglesi; non solo, ma si mirava pure a non pochi possedimenti francesi, sì da ridimensionare notevolmente anche l’impero di Parigi. Si trattava di un programma molto ambizioso, anche ben oltre le effettive potenzialità italiane, che tirava in ballo una serie di problematiche rilevanti, quanto forse troppo impegnative. Non solo occorreva definire con esattezza i rapporti con l’alleato tedesco, ma si doveva realizzare una nuova politica economica, commerciale e monetaria: si trattava poi di precisare i nuovi “spazi vitali”, i contorni istituzionali e ideologici della “nuova Europa”, e infine persino nuove politiche sociali e razziali. Insomma, la corsa alla ridefinizione delle carte geografiche doveva essere supportata da un gigantesco impianto teorico che desse giustificazione ideologica e dottrinaria a questo nuovo ordine geopolitico e territoriale. Anche l’intero mondo scientifico e accademico venne mobilitato, e molti intellettuali parvero invero disposti a credere alle possibilità di realizzare seriamente un nuovo grande impero di Roma.

    Brossura, 17 x 24 cm. pag. 334

    Stampato nel 2016 da Edizioni dell’Orso

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    Prigionieri nel nostro mare – Il Mediterraneo, gli inglesi e la non belligeranza del Duce (1939-1940)

    20.00

    L’avventura italiana nel secondo conflitto mondiale cominciò il 10 giugno 1940. L’alleato tedesco vi era già impegnato da nove mesi, cioè da quando aveva invaso la Polonia, il 1° settembre 1939, causando l’intervento di Francia e Gran Bretagna. Perché, dunque, Mussolini, che il 22 maggio 1939 aveva firmato con Hitler un’alleanza militare, nota come Patto d’acciaio, non aveva immediatamente incrociato le armi? Questo volume cerca di chiarire i motivi per cui il “Duce”, prima, scelse la strada della non belligeranza, poi, dopo molte incertezze, optò per scendere in campo al fianco del “Führer”. Il volume, basato su una corposa documentazione archivistica e su un’ampia bibliografia, italiana e straniera, ruota attorno all’evoluzione dei non lineari rapporti tra Roma e Berlino, da un lato, e Roma e Londra, dall’altro.

    Brossura, 17 x 24 cm. pag. 244

    Stampato nel 2013 da Edizioni dell’Orso

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