Armando Rocchi. Il prefetto del duce a Perugia. Storia di un soldato dalla Grande Guerra alla Repubblica Sociale Italiana

Stefano Fabei

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    Armando Rocchi. Il prefetto del duce a Perugia. Storia di un soldato dalla Grande Guerra alla Repubblica Sociale Italiana

    32.00

    Stefano Fabei

    Questa biografia di Armando Rocchi è la storia di un soldato del Novecento il cui percorso umano e politico è stato caratterizzato da una visione del mondo basata su senso del dovere e culto della patria e dal sangue freddo dimostrato fin da quando, giovane volontario nel Primo conflitto mondiale, fu gravemente ferito in Albania. Tornato a Perugia, nel 1921 aderì al fascismo. Entrato nella Milizia, partecipò alla Guerra civile spagnola, quindi alla Seconda Guerra Mondiale. Volontario, dal 1941 combatté con il CII battaglione Camicie nere d’assalto nei Balcani, confermandosi comandante determinato e capace di fronteggiare le più difficili situazioni belliche. Monarchico, nel 1943 reagì al crollo del regime e alla vergogna dell’armistizio aderendo alla Repubblica Sociale Italiana. Capo della Provincia di Perugia dal 25 ottobre 1943 al 16 giugno 1944, s’impegnò nel controllo del territorio, nel contrasto alla renitenza alla leva e nella lotta antipartigiana, collaborando con i tedeschi che lo rispettavano per i suoi trascorsi militari, la lealtà e l’atteggiamento non servile. Si oppose alle pretese tedesche e della Federazione fascista repubblicana di consegnare gli ebrei, del cui salvataggio fu il primo responsabile creando i presupposti per la loro liberazione. Ritiratosi al nord, per volontà di Mussolini diventò dall’agosto del 1944 Commissario straordinario per l’Emilia e la Romagna fino al 26 aprile 1945.

    Brossura, 17 x 24 cm. pag. 678 con numerose foto b/n

    Stampato nel 2023 da Futura

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    La “Legione Straniera” di Mussolini

    22.00

    Tra le pagine poco note della partecipazione italiana alla II G.M. c’è quella relativa ai volontari stranieri che, inquadrati in vario modo nelle Forze Armate, combatterono per la causa del fascismo e dell’Asse, ma non solo. Per gli arabi e gli indiani si trattò di passare dalla condizione di prigionieri a quella di membri del primo nucleo dell’esercito di liberazione dei propri paesi. Nel caso dei serbi ortodossi, schierarsi al fianco del Regio Esercito fu, dopo lo smenbramento della Jugoslavia, una scelta imposta dalla neccessità di difendersi dalla politica persecutoria dei croati cattolici. Se per i cosacchi, i croati e gli sloveni determinante fu la scelta ideologica nella lotta al comunismo, per i dalmati e i maltesi combattere sotto il tricolore significava scrivere con il sangue un’altra pagina di storia per l’Italia. Per la prima volta, sulla base di una vasta documentazione, viene raccontata la storia della “Legione Straniera” di Mussolini.

    Brossura 14 x 21 cm. pag. 372

    Stampato nel 2008 da Mursia

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    La grande guerra e la rivoluzione proletaria – I sindacalisti rivoluzionari dal neutralismo all’interventismo

    18.00

    Un secolo fa, tra l’agosto del 1914 e il maggio del 1915, mentre in Europa già infuriava lo scontro tra gli eserciti delle più importanti potenze, l’Italia fu teatro al suo interno di contrapposizioni spesso drammatiche tra due fronti variegati e compositi, quello neutralista e quello interventista. In questo libro si ricostruiscono le fasi attraverso cui il sindacalismo rivoluzionario italiano – o meglio, alcune tra le sue più rappresentative componenti – passò dal campo neutralista a quello interventista e quanto pesò questo contributo. Un’approfondita analisi permette, inoltre, di comprendere lo stato critico in cui si trovava il movimento rivoluzionario nel nostro Paese – socialisti, anarchici, sindacalisti e repubblicani – al momento dell’attentato di Sarajevo e all’inizio delle agitazioni in favore dell’entrata dell’Italia nel Primo conflitto mondiale.

    Brossura, 16,5 x 24 cm. pag. 184

    Stampato nel 2015 da in edibus

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    Una vita per la Palestina

    22.00

    Stefano Fabei

    Il 4 luglio 1974 con la morte a Beirut di Hâjj Amîn al-Husaynî, Gran Mufti di Gerusalemme, finiva un lungo capitolo nella recente storia della Palestina. Esponente di primo piano del mondo arabo e di quello islamico, fondatore del movimento nazionale palestinese, la sua storia s’identificò, in gran parte, con quella della sua patria e del suo popolo, di cui fu il leader incontrastato, seppur discusso, per più di trent’anni. Unità e indipendenza del mondo arabo, solidarietà islamica e lotta di liberazione palestinese furono gli obiettivi per cui lottò fino agli anni Cinquanta e anche dopo, schierandosi di volta in volta al fianco di chi – da Mussolini a Hitler, da ‘Abd al-Nâser a re Husayn di Giordania – sembrò poter contribuire al suo progetto, secondo una concezione «machiavellica» della politica che lo indusse a stringere contemporaneamente la mano al leader dei Black Muslims, Malcom X, e al Primo ministro della Cina comunista Chou En-Lai. Non c’è quasi nulla nella dottrina dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina e nella carta del Consiglio Nazionale Palestinese che non sia stato già concepito da lui o da lui, indirettamnete, ispirato.

    Brossura 14 x 21 cm. pag. 294

    Stampato nel 2003 da Mursia

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