La pubblicazione dei volumi del diario di Joseph Goebbels per la serie “Monografici della Thule Italia”, rientra nel compito di rendere nuovamente disponibili documenti da tempo introvabili. Nel caso attuale, per i diari di Goebbels si tratta e si tratta del volume relativo all’anno 1926. Ci sembra inoltre opportuno ricordare che tale diario è al contempo autentico e d’epoca, oltre a non essere mai stato revisionato da Goebbels (a differenza del giornale tenuto dal conte Galeazzo Ciano). Non ci sono quindi né segni di aggiunte né di soppressioni. Goebbels i suoi diari li aveva fatti microfilmare, trascrivere e custodire in luoghi a prova di bomba (come la camera blindata nei sotterranei della Reichsbank). “Sono troppo preziosi perché si possa rischiare che cadano vittima di qualche bombardamento” – scriveva Goebbels – “e offrono un quadro della mia intera vita e dei nostri tempi”.
1927-1928: un biennio cruciale nella vita di Joseph Goebbels. Arrivato a Berlino nel novembre 1926, quale nuovo Gauleiter, in questi due anni egli dovrà mettere in moto e sviluppare quella strategia che lo porterà ad affrontare il compito in assoluto più arduo: diffondere la Weltanschauung nazionalsocialista a Berlino – “la città più rossa d’Europa, dopo Mosca”, come lui stesso scriverà –, conquistare i cuori “d’asfalto” dei berlinesi e, al contempo, rimettere ordine in un Partito allora allo sfascio. Reduce dai successi riscossi a Elberfeld, in quel Großgau della Ruhr che l’aveva visto imporsi come dirigente politico di prima grandezza e dove erano emerse le sue incredibili doti da oratore, il nuovo Gauleiter si trovò infatti dinanzi a uno NSDAP che nella capitale poteva vantare solo poche centinaia di iscritti ed era martoriato da continui attriti e rivalità interne.
Il saggio si confronta con una costellazione di scrittori, i quali per motivi diversi decisero di restare nel Terzo Reich, pur non condividendo l’ideologia e la politica del regime e respingendo (tratto, questo, comune e identitario), l’antisemitismo. Potremmo parlare di un gruppo di ‘naviganti’ o di naufraghi incerti tra l’adesione al nazismo o l’esilio. Pur non costituendo una corrente letteraria, presentano forti analogie: in maggioranza lasciarono le grandi città per trasferirsi in piccoli paesi, se non perfino in casolari isolati, in campagna e nei boschi, seguendo una propensione non rara in Germania, che aveva antiche radici, ravvivate nell’età romantica, da cui mutuarono una vivace tendenza verso la spiritualità e la poesia dell'”interiorità”.
Il volume include i due testi di Niekisch dedicati all’analisi del Terzo Reich, ponendoli affiancati, in una prospettiva cronologica. Il primo, Hitler. Una fatalità tedesca, risale al 1932 e costituisce uno studio del movimento hitleriano nell’imminenza della sua ascesa al potere. Questo testo, finora inedito in Italia e accompagnato dalle illustrazioni originali del pittore Andreas Paul Weber, compagno dell’autore, rappresenta un prologo ideale al ben più consistente Il regno dei demoni, riproposto al pubblico italiano dopo quasi sessant’anni, nella traduzione d’autore di Francesco Saba Sardi.
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