Gli affondatori – I mezzi d’assalto della Marina italiana nella II Guerra Mondiale. 1940-1945

Carlo de Risio

Visualizzazione di 8 risultati

  • 0 out of 5

    Gli affondatori – I mezzi d’assalto della Marina italiana nella II Guerra Mondiale. 1940-1945

    15.00

    Con una certa enfasi, non disgiunta da orgoglio, i mezzi d’assalto della Marina italiana sono stati definiti “le armi segrete” con le quali fu combattuta la guerra sul mare, nel 1940-43. Brilla innegabilmente di luce propria la guerra condotta dai mezzi d’assalto: subacquei, di superficie e con singoli operatori (Uomini “Gamma”). Chi scrive, ricorda l’interesse e insieme Io stupore dell’ammiraglio americano, comandante la Task Force Portaerei della Sesta Flotta, al racconto del parigrado italiano Longanesi-Cattani sulle imprese dei nostri mezzi d’assalto. Stupore comprensibile. Corazzate affondate da due uomini, a cavalcioni su una specie di siluro modificato! Allenati con severo impegno, motivati, entusiasti, gli uomini della Decima Flottiglia MAS (denominazione convenzionale) seppero rappresentare una seria minaccia per le squadre navali inglesi, alle due estremità del Mediterraneo. Elevatissimo il livello di professionalità, lo spirito di corpo e il cameratismo del personale, esteso ai sommergibili “avvicinatori”. Un patrimonio morale e spirituale che non venne mai meno; nemmeno quando si produsse la lacerazione, dopo la proclamazione dell’armistizio

    Brossura, 17 x 24 cm. pag. 130 illustrato con circa 60 foto b/n e 1 cartina

    Stampato nel 2018 da IBN

    Quick view
  • 0 out of 5

    L’Europa contro Napoleone

    30.00

    Ventidue anni, dal 1793 al 1815, scanditi da sette Coalizioni contro la Francia rivoluzionaria e napoleonica, che videro scendere in campo le principali Potenze: dal Regno Unito alla Russia, dalla Svezia e la Prussia all’impero Ottomano, dalla Spagna all’Impero Austriaco. “Mi sono sempre trovato nella necessità di abbattere per non essere abbattuto”: c’era del vero in questa affermazione di Napoleone, che celava, non confessata, l’accettazione di un disegno del Fato. L’orco, come veniva chiamato nelle corti europee, subì il sistematico rifiuto da parte del vecchio mondo che, nella migliore delle ipotesi, lo considerava un intruso, un “parvenu”. Pitt il Giovane fu il degno rappresentante della Old England, nella implacabile opposizione a Bonaparte. Fino a quando un altro inglese, il duca di Wellington, non lo sconfisse sul campo a Waterloo, e Londra non ne decise l’esilio, su uno scoglio in mezzo all’Atlantico. “Fu vera gloria?”, si chiese Alessandro Manzoni, in una Ode famosa, nell’apprendere della morte di Napoleone. Ma non era soltanto la gloria militare l’eredità del Grande Corso. Il Codice Civile, le riforme, le strade, i porti, i valichi alpini aperti al traffico, il nuovo Louvre, le cento e cento opere realizzate dall’amministrazione napoleonica, durante quattro lustri, costituivano un patrimonio di incalcolabile valore, non soltanto per la Francia, ma per l’Europa intera e per tutto il mondo occidentale.

    Brossura, 15 x 21 cm. pag. 394 con varie illustrazioni e cartine

    Stampato nel 2015 da Libreria Militare Ares

    Quick view
  • 0 out of 5

    La quarta guerra punica. Libia, 10 giugno 1940-23 gennaio 1943

    15.00

    Carlo De Risio

    L’antica Roma combatté dal 264 al 146 a.C. tre guerre puniche, prima di avere ragione di Cartagine, che sorgeva nella regione della odierna Tunisi. Sicilia, Sardegna, Corsica, Spagna cioè l’intero bacino centro occidentale del Mediterraneo furono assicurati al dominio di Roma. Negli anni Trenta del secolo scorso nel segno del Littorio, Mussolini volle rinverdire i fasti dell’antica Roma e decine di migliaia di coloni (“Consule” Italo Balbo) furono inviati in Libia e sorsero molti ridenti villaggi. Questa la situazione, quando fu mossa guerra all’Inghilterra, la “Cartagine moderna”, secondo l’ala dura del regime fascista. In questo volume l’autore ci racconta con l’ausilio di testimonianze storiche tutte le dinamiche e i retroscena che segnarono l’avventura italiana in territorio libico, il nostro armamentario non poi così deficitario, la negligenza dell’alto comando, le sprovvedute avanzate inglesi, il coraggio delle divisioni che non cedettero e la conclusione delle ostilità con El Alamein dove mancò la “fortuna”, nell’analisi delle battaglie che segnarono profondamente la campagna dell’asse nel secondo conflitto mondiale.

    Quick view
  • 0 out of 5

    Le sabbie di El Alamein

    25.00

    I sei mesi precedenti l’inizio della battaglia di El Alamein segnarono le sorti della guerra sul fronte nordafricano e nel Mediterraneo. Anche se poteva sembrare che la Wehrmacht stesse organizzando una gigantesca manovra con obiettivo il Medio Oriente e il suo petrolio, in realtà questo ambizioso disegno non fu mai nelle intenzioni dell’Alto Comando tedesco, e l’Afrika Korps fu inviato in Libia con compito di sbarramento per evitare il collasso italiano. Anche quando Hitler autorizzò l’affondo di Rommel in Egitto chi fu più lungimirante fu Kesserlring, che non credeva che Rommel potesse andare oltre El Alamein. Il volume è completato da diversi allegati come Ordini di battaglia o Carri armati impiegati nel deserto.

    Brossura 15 x 21 cm. pag. 256

    Stampato nel 2011 da Libreria Militare Ares

    Quick view
  • 0 out of 5

    Le spie di Rommel

    25.00

    Colpo memorabile del nostro SIM (1941), il trafugamento del “Codice nero” nell’ambasciata degli Stati Uniti a Roma, perché consentì la decrittazione dei dispacci che l’ufficiale americano distaccato al Cairo trasmetteva al Dipartimento della Guerra sui piani inglesi in Africa Settentrionale. La Compagnia Intercettazione dell’Afrika Korps, ben diretta, fu anch’essa un elemento importante per la direzione della battaglia nel deserto. Questo, a riprova che l’attività di Intelligence e di ascolto fu notevole, anche in quel teatro

    Brossura, 14,5 x 20,5 cm. pag. 224 con varie cartine e foto b/n

    Stampato nel 2017 da Ares

    Quick view
  • 0 out of 5

    Paracadutisti – El Alamein. Cinquantesimo anniversario della battaglia

    30.00

    Poco meno di ottant’anni fa, nella battaglia di El alamein, si immolò il fior fiore dell’Armata d’Africa che rappresentava una parte notevole del Regio Esercito italiano. per 12 giorni, dal 23 ottobre al 4 novembre 1942, le divisioni corazzate “Ariete” e “Littorio”, la divisione motorizzata “Trieste”, le divisioni di fanteria “Trento”, “Bologna”, “Brescia”, “Padova”, la divisione paracadutisti “Folgore”, le unità di supporto, tennero testa, insieme con l’Afrika Korps all’VIII Armata britannica molto più potente in uomini e particolarmente in mezzi, appogiata da un’aviazione numerosa e agguerrita. A distanza di tanti anni da quella battaglia, consacrata dai libri di storia è possibile esprimere un giudizio sereno e non polemico sulla valutazione errata che l’avversario e lo stesso alleato dell’epoca, avevano fatto di sovente dei combattenti italiani. Questi diedero prova di grande combattività, nonostante le carenze  in fatto di equipaggiamento. Se carenza ci fu, questa si deve ricercare negli alti comandi, non nelle truppe impiegate in battaglia.

    Quick view
  • 0 out of 5

    Servizi Segreti. Gli “uomini ombra” italiani nella Seconda Guerra Mondiale e i (troppi) misteri insoluti della R. Marina nel 1940-43.

    16.00

    Carlo De Risio

    Il Servizio Informazioni Militare – dapprima organo dell’Esercito a partire dal 10 giugno 1941 alle dipendenze del Comando Supremo – operò con professionalità e rendimento su tutti i fronti di guerra: opera non sempre apprezzata dalle gerarchie militari e politiche. L’organo paritetico germanico (Abwehr, diretto dall’Ammiraglio Canaris) circondò di stima il SIM. Nel dopoguerra, non mancarono attestati in questo senso da parte dei Servizi di intelligence alleati che disponevano di una capacità tecnologica, nel 1939-’45 di gran lunga superiore alla nostra.

    Brossura, 17 x 24 cm. pag. 205 diverse foto b/n

    Stampato nel 2023 da IBN

    Quick view
  • 0 out of 5

    Sfida negli oceani

    15.00

    Carlo De Risio

    I tragici errori di valutazione prima di Hitler, poi di Mussolini, ebbero, come conseguenza immediata, di tagliare fuori dalle acque metropolitane le flotte mercantili. Al di là degli Stretti rimasero 212 nostre navi, le migliori, per 1 milione duecentomila tonnellate di stazza lorda, comprese 46 preziose petroliere che, in guerra, furono le più bersagliate dal nemico sulle rotte per l’Africa Settentrionale. Ciononostante, una vera e propria saga fu scritta dai violatori di blocco che, dai porti del Giappone e dell’Asia sud-orientale a quelli della Francia occupata, con navigazioni in Pacifico, Atlantico, Oceano Indiano, sfidando gli incrociatori inglesi, rifornivano l’industria bellica di caucciù, stagno, wolframio e altre materie prime e prodotti, non reperibili nell’Europa stretta dall’assedio economico degli Alleati. E quando i violatori di blocco di superficie non poterono più operare, furono impiegati come trasporti i sommergibili italiani di base a Bordeaux.

    Quick view
X