Il regno scomparso. Quando la Borgogna sfidò l’Europa

Bart Van Loo

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    Il regno scomparso. Quando la Borgogna sfidò l’Europa

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    Bart Van Loo

    Un sogno lungo mille anni. Una sfida condotta nel cuore dell’Europa. Un miraggio infine svanito. Questo è stata la Borgogna dall’Alto Medioevo alle soglie dell’Età moderna. Un’idea, prima ancora che un territorio; una folle ambizione, non solo un progetto politico. Situate a cavallo del confine tra il regno di Francia e il Sacro Romano Impero, lungo i tratti inferiori del Reno, della Mosa e della Schelda, le terre borgognone, famose fin dal XII secolo per i loro vitigni pregiati, furono infatti testimoni di uno dei più straordinari e audaci tentativi di nation building, la costruzione cioè di un’entità politica e militare indipendente e autonoma dalle grandi potenze continentali. In un’Europa frammentata in una moltitudine di regni e di Stati regionali, nel corso di alcuni decenni i duchi borgognoni – da Filippo l’Ardito a Giovanni Senza Paura, da Filippo il Buono a Carlo il Temerario – seppero creare una patria comune per popolazioni di lingue, tradizioni e sentimenti diversi, dando vita a una nazione che al suo apice, tra la metà del XIV e la metà del XV secolo, si estendeva da Digione ad Amsterdam, dall’Alsazia al Mare del Nord. Una nazione incredibilmente prospera, grazie ai commerci internazionali e alle manifatture, con il suo reticolo di floride città votate alla libera impresa e al guadagno. Spavaldi, indocili, assetati di potere e di gloria, pronti a giocare un ruolo da protagonisti nei fragili equilibri e nelle alleanze incerte della guerra dei Cent’anni, i duchi di Borgogna rappresentarono una minaccia costante per le potenze europee, specialmente per quella francese

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