La Germania alla conquista dell’Italia – La finanza errante

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All’inizio del secolo scorso, l’appartenenza ad una nazione rappresentava una delle componenti fondamentali nelle strategie della finanza, ancora bisognosa – molto più di quanto lo sia oggi – di grandi eserciti, che ne sostenessero i piani. Con il definirsi della natura transnazionale della finanza, numerose “sovrastrutture”, di cui essa si era fino allora servita, mostravano la loro inadeguatezza. Proprio allo scopo di liberarsi da quei vincoli che ne rallentavano l’espansione, essa fece sempre più ricorso al suo strumento prediletto: la “società anonima”, con cui realizzava un ampio e capillare controllo sull’economia produttiva. Parallelamente, cercava strade nuove per abbattere le frontiere e consentire ai capitali di muoversi oltre i confini di qualsiasi Stato. Quando, nel 1916, Giovanni Preziosi ne descrisse le dinamiche invasive, essa era ancora ad uno stato ibrido, che le permetteva, comunque, di introdursi con eccezionale efficacia nel tessuto economico nazionale. La Germania – a partire dalla sua unificazione – rappresentò, insieme alle altre grandi potenze europee, una delle migliori piattaforme nello sviluppo della colonizzazione finanziaria, a cui faceva da potentissimo traino quel sentimento nazionalistico che si era coagulato nell’ideologia del pangermanismo. Opponendosi al pangermanismo, dissimulato nei progetti della Banca Commerciale Italiana, Preziosi volle difendere gli interessi italiani, anteponendoli a quelli di una finanza errante, mentre già deflagrava la guerra mondiale.

Brossura, 14,5 x 21,5 cm. pag. 276

Stampato nel 2013 da Ar

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Descrizione

Giovanni Preziosi

All’inizio del secolo scorso, l’appartenenza ad una nazione rappresentava una delle componenti fondamentali nelle strategie della finanza, ancora bisognosa – molto più di quanto lo sia oggi – di grandi eserciti, che ne sostenessero i piani. Con il definirsi della natura transnazionale della finanza, numerose “sovrastrutture”, di cui essa si era fino allora servita, mostravano la loro inadeguatezza. Proprio allo scopo di liberarsi da quei vincoli che ne rallentavano l’espansione, essa fece sempre più ricorso al suo strumento prediletto: la “società anonima”, con cui realizzava un ampio e capillare controllo sull’economia produttiva. Parallelamente, cercava strade nuove per abbattere le frontiere e consentire ai capitali di muoversi oltre i confini di qualsiasi Stato. Quando, nel 1916, Giovanni Preziosi ne descrisse le dinamiche invasive, essa era ancora ad uno stato ibrido, che le permetteva, comunque, di introdursi con eccezionale efficacia nel tessuto economico nazionale. La Germania – a partire dalla sua unificazione – rappresentò, insieme alle altre grandi potenze europee, una delle migliori piattaforme nello sviluppo della colonizzazione finanziaria, a cui faceva da potentissimo traino quel sentimento nazionalistico che si era coagulato nell’ideologia del pangermanismo. Opponendosi al pangermanismo, dissimulato nei progetti della Banca Commerciale Italiana, Preziosi volle difendere gli interessi italiani, anteponendoli a quelli di una finanza errante, mentre già deflagrava la guerra mondiale.

Brossura, 14,5 x 21,5 cm. pag. 276

Stampato nel 2013 da Ar

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