Venti su un Autocarro

89.00

Guido Strumia

Credo si possa dire che il titolo di questo bel libro di memorie squadriste in forma di romanzo rappresenti, in due parole, la sintesi di gran parte di ciò che fu lo squadrismo. Innanzitutto il riferimento al numero (“venti”) che rispecchia la realtà delle squadre e l’orgoglio di essere “minoranza rumorosa” (così si definirono gli squadristi veneziani), contro una maggioranza vile ed un nemico numericamente più consistente, ma vile anch’esso. Orgoglio destinato a durare nel tempo, tra i “veri” squadristi di allora, come il Capitano degli Arditi, decorato, Piero Bolzon: «Noi, quelli che veramente abbiamo fatto la rivoluzione, ci parlavamo, un tempo, occhi negli occhi, alla brava, secondo una costumanza che battezzavamo per “menefreghista”; né conoscevamo la carezza ai grami cittadini per viltà, né il sistema della pedata per irriconoscenza congenita…». Ecco perché da quell’arditesca pattuglia, a suo modo elitaria, resteranno esclusi, nonostante i tanti tentativi di intrusione, i “finti” squadristi (c’erano anche quelli!) fustigati da un altro che c’era, fiumano, segretario del fascio di Sesto S. Giovanni, dirigente delle Avanguardie giovanili, pluriferito e incarcerato, Asvero Gravelli.

brossura, 12 x 20,5 cm. pag. 244

Stampato nel da Federazione dei Fasci Italiani Vercelli

Condizioni del libro: usato in discrete condizioni. La copertina presenta delle mancanze in alto e in basso a destra e in basso a sinistra

 

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Descrizione

Guido Strumia

Credo si possa dire che il titolo di questo bel libro di memorie squadriste in forma di romanzo rappresenti, in due parole, la sintesi di gran parte di ciò che fu lo squadrismo. Innanzitutto il riferimento al numero (“venti”) che rispecchia la realtà delle squadre e l’orgoglio di essere “minoranza rumorosa” (così si definirono gli squadristi veneziani), contro una maggioranza vile ed un nemico numericamente più consistente, ma vile anch’esso. Orgoglio destinato a durare nel tempo, tra i “veri” squadristi di allora, come il Capitano degli Arditi, decorato, Piero Bolzon: «Noi, quelli che veramente abbiamo fatto la rivoluzione, ci parlavamo, un tempo, occhi negli occhi, alla brava, secondo una costumanza che battezzavamo per “menefreghista”; né conoscevamo la carezza ai grami cittadini per viltà, né il sistema della pedata per irriconoscenza congenita…». Ecco perché da quell’arditesca pattuglia, a suo modo elitaria, resteranno esclusi, nonostante i tanti tentativi di intrusione, i “finti” squadristi (c’erano anche quelli!) fustigati da un altro che c’era, fiumano, segretario del fascio di Sesto S. Giovanni, dirigente delle Avanguardie giovanili, pluriferito e incarcerato, Asvero Gravelli.

brossura, 12 x 20,5 cm. pag. 244

Stampato nel da Federazione dei Fasci Italiani Vercelli

Condizioni del libro: usato in discrete condizioni. La copertina presenta delle mancanze in alto e in basso a destra e in basso a sinistra

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