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1268 La battaglia di Tagliacozzo
€18.0023 agosto 1268. In una sperduta località della Marsica, Tagliacozzo, i cavalieri si preparano alla battaglia. Da un lato troviamo schierati i soldati tedeschi e i ghibellini italiani, raccolti attorno al duca di Svevia, legittimo pretendente del Regno di Sicilia, il giovanissimo Corradino. Dall’altro le truppe francesi e i guelfi della Penisola sotto le insegne del sedicente sovrano del Mezzogiorno, lo spregiudicato e ambizioso Carlo d’Angiò. Lo scontro che ne segue è destinato a segnare il futuro dell’Italia: di fatto da questo momento il Sacro Romano Impero perderà ogni ruolo nel nostro paese e per lunghi secoli il Papato si troverà a svolgere un ruolo egemonico. Non solo, da ora il Mezzogiorno si troverà ad avere nuovi sovrani stranieri, francesi o spagnoli, che ne separeranno interessi e destini dal resto della Penisola. L’introduzione, per la prima volta in Europa, delle tattiche apprese dai saraceni nel corso delle crociate, contribuisce a rendere unica questa battaglia anche da un punto di vista militare. Il mondo cavalleresco, con i suoi riti e i suoi vincoli, viene cancellato e sostituito da forme di guerra brutali e prive di remore.
Brossura, 14 x 21 cm. pag. 172 con alcune cartine b/n
Stampato nel 2019 da Laterza
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1289 La battaglia di Campaldino
€20.00Federico Canaccini
L’11 giugno 1289, a Campaldino, nella angusta valle del Casentino, si scontrano due grandi eserciti capeggiati da Firenze e da Arezzo. 20.000 fanti e oltre 2.000 cavalieri divisi da rivalità ideologiche, volontà egemoniche e interessi economici. Infatti le città toscane sono tutte guelfe e Firenze è ormai assurta al rango di vera e propria potenza regionale, i Ghibellini sono ridotti all’esilio e trovano rifugio in sparuti capisaldi come Pisa e Arezzo. Dopo due anni dall’andamento incerto e dalle sorti altalenanti, il conflitto si decide in un unico scontro. Una battaglia entrata nella storia. A Campaldino, tra i cavalieri della prima schiera, quelli che avrebbero dovuto eseguire le azioni più temerarie, vi è un giovane Dante Alighieri che non dimenticherà facilmente le scene agghiaccianti di quel giorno di sangue, lasciandone traccia nella sua Commedia.