Il mito del sangue

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Scritto nel 1937, Il Mito del Sangue viene ripubblicato nel 1942. È del 1941 la stampa di Sintesi di dottrina della razza, opera di cui Evola si avvale per curare la seconda edizione “accresciuta e riveduta” del Mito. Sviluppato secondo finalità prevalentemente espositive, Il Mito del Sangue è una rappresentazione esauriente degli orientamenti e delle concezioni razziali: dalle epoche più antiche – quando la razza si approssimava a quella realtà integrale in cui corpo, anima, spirito, per così dire, ‘si riconoscevano’ – ai tempi moderni, in cui della razza sopravvive il mito, nel senso di una idea-forza capace di ridestare qualità e volontà antagoniste alla decadenza. A guidare questa ricognizione raziologica, la premessa capitale delle considerazioni dell’Autore, avvertenza illuminante per chi si interroghi sul mistero della razza: l’essere, la razza, una unità vitale originaria cui non si viene restituiti attraverso la mediazione razionale. Come limpidamente nota, nella sua “Presentazione”, Piero Di Vona: “Lo studio del problema della razza in Evola proveniva nel suo aspetto più profondo dal suo aver aderito al pensiero della tradizione. Egli era convinto che la politica razziale, se ben guidata, potesse far risalire all’indietro la regressione delle caste, e riportare dal dominio dei servi e dei mercanti al dominio politico dei guerrieri, e forse in un estremo culmine al ritorno dell’età dell’oro.” Secondo l’intenzione evoliana, per ripristinare nella storia l’ordine originario delle razze occorre imprimere alla vita una dinamica di reversione, equivalente a un risalire i tempi: controcorrente, verso la sorgente. Una dinamica a ritroso dall’estuario della modernità: “che risale in profondo, sotto la piena avversa”.

Brossura 17 x 24 cm.

Stampato da Edizioni di Ar

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Descrizione

Julius Evola

Scritto nel 1937, Il Mito del Sangue viene ripubblicato nel 1942. È del 1941 la stampa di Sintesi di dottrina della razza, opera di cui Evola si avvale per curare la seconda edizione “accresciuta e riveduta” del Mito. Sviluppato secondo finalità prevalentemente espositive, Il Mito del Sangue è una rappresentazione esauriente degli orientamenti e delle concezioni razziali: dalle epoche più antiche – quando la razza si approssimava a quella realtà integrale in cui corpo, anima, spirito, per così dire, ‘si riconoscevano’ – ai tempi moderni, in cui della razza sopravvive il mito, nel senso di una idea-forza capace di ridestare qualità e volontà antagoniste alla decadenza. A guidare questa ricognizione raziologica, la premessa capitale delle considerazioni dell’Autore, avvertenza illuminante per chi si interroghi sul mistero della razza: l’essere, la razza, una unità vitale originaria cui non si viene restituiti attraverso la mediazione razionale. Come limpidamente nota, nella sua “Presentazione”, Piero Di Vona: “Lo studio del problema della razza in Evola proveniva nel suo aspetto più profondo dal suo aver aderito al pensiero della tradizione. Egli era convinto che la politica razziale, se ben guidata, potesse far risalire all’indietro la regressione delle caste, e riportare dal dominio dei servi e dei mercanti al dominio politico dei guerrieri, e forse in un estremo culmine al ritorno dell’età dell’oro.” Secondo l’intenzione evoliana, per ripristinare nella storia l’ordine originario delle razze occorre imprimere alla vita una dinamica di reversione, equivalente a un risalire i tempi: controcorrente, verso la sorgente. Una dinamica a ritroso dall’estuario della modernità: “che risale in profondo, sotto la piena avversa”.

Brossura 17 x 24 cm.

Stampato da Edizioni di Ar

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