Descrizione
Paolo Taviani
All’Atene dell’età classica risalgono le radici del nostro modo di pensare l’ethos del guerriero: un cittadino-soldato che agisce nel rispetto della coesione con i compagni e della disciplina. In quel passato questa formula trovò la sua prima enunciazione, strettamente legata ad un modello politico nuovo: la democrazia. Ma cosa venne soppiantato dall’organizzazione oplitica delle città greche? Cosa c’era prima? Nell’Europa della tarda antichità – in cui si andava saldando l’alleanza tra impero e cristianesimo – troviamo l’immagine spaventosa di guerrieri capaci di furor . Sono guerrieri nemici del popolo di Dio, quindi destinati alla sconfitta finale, ma incutono terrore e possono perfino cogliere qualche vittoria, perché combattono posseduti da forze sovraumane: sono guerrieri indemoniati. Erano guerrieri dediti al furor anche i predecessori degli opliti, come vuole un’affermata teoria storiografica? S’immaginava che fossero posseduti dagli dèi e perciò straordinariamente potenti? La manía violenta di talune figure della tragedia attica – Aiace ed Eracle in particolare – ci parla di questo? O è il nostro sguardo a riflettere in quel lontano passato un’immagine che ha radici diverse e più recenti?
Brossura 15,5 x 23 cm. pag. 286
Stampato nel 2012 da Franco Angeli
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